Padre Tasca dal 2007 al 2019 ha ricoperto il ruolo di ministro generale dell’ordine dei frati minori conventuali. Il religioso prende il posto del cardinale che dal 2006, per volere di Benedetto XVI, era alla guida dell’arcidiocesi di Genova. Dal vertice della Chiesa ligure il porporato ha anche ricoperto per un decennio, dal 2007 al 2017, il prestigioso incarico di presidente della Conferenza episcopale italiana. Dal 2006 è stato eletto al vertice del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa
Un frate francescano a capo della diocesi che fu di Giuseppe Siri che per quattro volte tentò di essere eletto Papa. Francesco ha nominato arcivescovo di Genova padre Marco Tasca che dal 2007 al 2019 ha ricoperto il ruolo di ministro generale dell’ordine dei frati minori conventuali. Il religioso prende il posto del cardinale Angelo Bagnasco che dal 2006, per volere di Benedetto XVI, era alla guida dell’arcidiocesi di Genova. Dal vertice della Chiesa ligure il porporato ha anche ricoperto per un decennio, dal 2007 al 2017, il prestigioso incarico di presidente della Conferenza episcopale italiana. Dal 2006 è stato eletto al vertice del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa.
Bagnasco lascia l’arcidiocesi di Genova all’età di 77 anni, due in più dell’età canonica delle dimissioni. È stato Bergoglio a dargli una proroga biennale. Periodo che è coinciso anche con la tragedia del ponte di Genova e la difficile fase della sua ricostruzione. Un tempo in cui Bagnasco ha fatto sentire la vicinanza della Chiesa alla sua gente. Nelle ultime settimane il porporato aveva tuonato contro il governo italiano che non aveva ancora dato il via libera, nella fase 2 del coronavirus, alla partecipazione dei fedeli alle messe, mentre, invece, venivano aperti i musei. Per il cardinale si trattava di “una disparità di trattamento inaccettabile”.
Un’eredità importante, dunque, quella che Bagnasco lascia a padre Tasca. Il nuovo arcivescovo è nato a Sant’Angelo di Piove di Sacco, un paesino in provincia di Padova, il 9 giugno 1957. All’età di 11 anni, il 29 settembre 1968, ha fatto il suo ingresso nell’ordine dei frati minori conventuali nel seminario serafico a Camposampiero, in provincia di Padova. Conclusi gli studi medi superiori, è stato ammesso all’anno di noviziato. Il 28 novembre 1981 ha emesso i voti definitivi nell’ordine serafico presso la Basilica di Sant’Antonio a Padova. A conclusione degli studi filosofico-teologici, con il baccellierato in teologia, ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 19 marzo 1983. Da quell’anno fino al 1988 ha proseguito gli studi con la licenza in psicologia e pastorale presso la Pontificia Università Salesiana.
Numerosi e prestigiosi gli incarichi ricoperti da padre Tasca: collaboratore della parrocchia romana di San Giuseppe da Copertino dal 1983 al 1988; rettore del seminario minore della provincia italiana di Sant’Antonio di Padova dal 1988 al 1994; dall’anno successivo rettore del seminario maggiore della provincia italiana di Sant’Antonio di Padova e docente di psicologia e teologia pastorale all’Istituto teologico Sant’Antonio dottore e al seminario maggiore di Padova. È stato guardiano del convento dei santuari antoniani in Camposampiero dal 2001 al 2005; ministro provinciale della provincia di Sant’Antonio di Padova dal 2005 al 2007; ministro generale dell’ordine per due sessenni dal 2007 al 2019.
Inoltre, all’interno dell’Unione superiori generali è stato eletto presidente della commissione giuridica dal 2013 al 2019. Padre Tasca è stato anche più volte presidente della conferenza dei ministri generali francescani e della famiglia francescana. Come rappresentante dei religiosi ha partecipato per tre volte all’assemblea del Sinodo dei vescovi: nel 2012 sulla nuova evangelizzazione, nel 2015 sulla famiglia e nel 2018 sui giovani. Alla nomina del nuovo vertice della Chiesa di Genova seguiranno nelle prossime settimane anche quelle degli arcivescovi di Bari e di Napoli. Come nel caso di Bagnasco, infatti, anche monsignor Francesco Cacucci e il cardinale Crescenzio Sepe hanno raggiunto i 77 anni e dovranno lasciare la guida delle rispettive diocesi dopo il biennio di proroga concesso dal Papa.