Ho ascoltato con attenzione l’ultima conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla Fase 2 dell’emergenza sanitaria che attanaglia il nostro Paese; ad un certo punto ha detto:
(…) “possiamo optare per un’altra scelta, scacciare via rabbia, risentimento, pensare a cosa ciascuno di noi può fare per risollevare questa nostra comunità (…) serve una stagione intensa di riforme, dev’essere questa l’occasione per cambiare radicalmente tutte quelle cose che nel nostro Paese non vanno e non vanno da tempo” (…)
Caro Presidente Conte, lei ha chiesto in questi mesi a me e a tutti i cittadini italiani comprensione e partecipazione e noi, in massima parte, l’abbiamo compresa e condivisa. Lei non dica parole ora, nel momento del bisogno, che poi non possa mantenere. Ha ragione, occorre un nuovo corso della storia nazionale a cominciare dalle macerie per cambiare e non dimenticare.
Non bisogna dimenticare ad esempio delle migliaia di morti della Regione Lombardia, la regione dove sono nato, cresciuto e dove da quasi quarant’anni faccio il medico, che sicuramente deve ricostruire la medicina del territorio come primo contatto diretto per chi ha necessità di salute, soprattutto in emergenza.
Ma la cosa che occorre ricostruire dalle fondamenta, magari modificando il Titolo V della Costituzione, è la gestione sanitaria che non deve essere lasciata, secondo me, interamente nelle mani delle regioni. In particolare ritengo sia urgente riorganizzare la distribuzione sul territorio delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate. Devono avere stessi oneri e onori. Stessi tipi di reparto e di posti letto che nel caso di emergenza debbano essere disponibili per la popolazione.
Infatti avendo avuto la possibilità di visionare la tabella aggiornata del totale dei posti letto per ATS e struttura della città metropolitana di Milano, ho compreso come probabilmente avremmo potuto salvare molte di quelle 13.575 vittime lombarde (dato del 28 aprile).
Prendiamo due numeri come esempio – i numeri non sono concetti o parole, i numeri sono dati di fatto: Ospedale (a me piace ancora la vecchia denominazione) Niguarda, ente pubblico, totale posti letto, al rigo 19 del foglio excel regionale, 1097 di cui 102 di terapia intensiva. Ospedale San Raffaele, ente privato accreditato, al rigo 66, totale posti letto 986 di cui 35 per la terapia intensiva.
Mi si dirà che loro hanno reagito velocemente costruendo nuovi posti letto in pochi giorni, non con propri soldi ma con le donazioni dei fedelissimi Fedez-Ferragni, o che i medici del San Raffaele si sono resi disponibili per coprire colleghi di altre strutture; ma questo non cambia il senso delle cose.
Caro Giuseppe Conte, se strutture che operano sullo stesso territorio avessero avuto posti letto di terapie intensive uguali quanti italiani avremmo potuto salvare? In pratica se avesse la Regione Lombardia permesso l’accreditamento in modo omogeneo rispetto al pubblico al San Raffaele avremmo avuto, prima che morissero e non dopo per nulla, almeno 60 posti in più che avrebbero salvato qualche decina di persone solo in una struttura.
Questa la verità. Bisogna cambiare radicalmente, è vero. Spero non se ne dimentichi quando saremo liberi. Spero gli italiani non si dimentichino e vogliano veramente salvare il nostro sistema sanitario nazionale. Si può e si deve.