Antonio Gonzalez Pacheco viveva libero nella capitale spagnola con i benefici acquisiti per i suoi "alti meriti". La Spagna non è riuscita mai a processarlo. Il vicepremier Iglesias: "Una vergogna per la democrazia, chiedo perdono alle sue vittime"
Antonio Gonzalez Pacheco, ex membro della polizia franchista noto con il soprannome di Billy el Niño, è morto nella giornata di giovedì per coronavirus a Madrid. Ricordato da più parti come il peggior torturatore negli anni della dittatura, Gonzalez Pacheco vantava quattro medaglie e altre onorificenze ricevute per i “servizi prestati” alla patria, oltre che una pensione più alta rispetto a un normale ex dipendente statale.
Nei pochi anni di militanza presso la Polizia Nazionale (1971-1982), Billy el Niño era diventato l’uomo più temuto della Direzione generale di Sicurezza, un palazzo nel centro di Madrid utilizzato dal regime come centro di detenzione. Centinaia di persone hanno descritto negli anni seguenti le torture a cui Billy el Niño le sottoponeva.
Ciononostante, Gonzalez Pacheco non è mai stato perseguito. L’amnistia del 1977 ha cancellato ogni reato commesso dal regime: per poter ottenere giustizia, un gruppo di ex detenuti e familiari delle vittime del franchismo è dovuto volare in Argentina, perché venisse aperta una inchiesta internazionale. Ma nemmeno il lavoro della giudice Maria Servini, che ha provato a perseguirlo per crimini contro l’umanità, è riuscito nell’intento: i reati sono andati prescritti nel 2014.
L’attuale ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska, nei primi dieci giorni di mandato aveva deciso di raccogliere tutte le informazioni disponibili sul caso di Billy el Niño, per tentare almeno di togliergli le onorificenze acquisite in quegli anni. Con una modifica alla legge della Memoria storica ora questo è possibile, ma non in caso di morte.
Il vicepresidente del governo, il leader di Podemos Pablo Iglesias, ha commentato su Twitter la notizia della sua scomparsa: “La morte del torturatore Gonzalez Pacheco, senza aver subito processi e con i suoi privilegi ancora intatti, è una vergogna per la democrazia e per questo esecutivo. Chiedo perdono alle sue vittime, che hanno lottato per la democrazia e la giustizia”.