Il business delle mascherine – tra frodi, truffe e turbative d’asta – giorno dopo giorno assume sempre di più i contorni di un nuovo fenomeno criminale. Lo sciacallaggio nel periodo della più grave emergenza sanitaria dal dopoguerra. Tra impreparazione e urgenza è capitato che diversi enti pubblici siano finiti nelle grinfie dei furbetti che si sono improvvisati produttori o distributori di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale. L’ultima notizia riguarda la regione Lombardia, che come già capitato al Lazio, è stata frodata avendo anticipato 10 milioni di euro per prodotti mai arrivati.

A fine aprile la Guardia di Finanza di Como aveva arrestato, con la concessione dei domiciliari, l’amministratore della società Eclettica di Turbigo (Milano) per l’importazione dalla Cina di 72.000 mascherine Ffp2 destinate alla Federazione italiana medici di medicina generale, mentre 12.000 di queste erano state commercializzate. Ora i finanzieri hanno sequestrato 3.356.904 euro, nell’ambito di approfondimenti dell’operazione Duffy Duck, depositati sui conti correnti della stessa società. In particolare la società aveva ottenuto, nel marzo scorso, cinque affidamenti diretti da parte di Aria (la stazione appaltante di Regione Lombardia per l’acquisto centralizzato di beni e servizi) per la fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine, camici e tute mediche) per l’emergenza emergenza Covid. Il valore complessivo degli affidamenti era di 13.970.000 dei quali 10.490.000 sono stati già anticipati alla società, che però è stata – in base alle indagini – in gran parte inadempiente. Da qui, la denuncia per frode nelle pubbliche forniture l’emissione da parte dell’ autorità giudiziaria lariana di un provvedimento di sequestro dei saldi ancora presenti sui conti correnti societari.

Per ottenere lo svincolo diretto dei beni, l’amministratore avrebbe presentato, al momento dell’importazione, false attestazioni della destinazione dei beni ad enti pubblici ed altri organismi impegnati nel fronteggiare l’emergenza sanitaria in sostanza per poter accedere alla procedura semplificata di sdoganamento introdotta dai recenti decreti legge. È stato accertato come, in due episodi, riguardanti l’importazione di complessive 622.000 mascherine, 42.000 di esse siano state destinate a imprese private in Puglia e Lombardia, per finalità speculative.

Altro fronte che riguarda sempre il Pirellone è quello delle mascherine mutande di cui il fattoquotidiano.it ha scritto il mese scorso. La Procura di Milano ha aperto un’indagine dopo l’esposto presentato da Adl Cobas Lombardia per accertare, tra l’altro, l’idoneità, i costi e l’aggiudicazione della fornitura delle mascherine prodotte dalla Fippi di Rho, un’azienda di pannolini che ha riconvertito la produzione su commissione di Regione Lombardia. L’inchiesta, nella quale sono ipotizzati i reati di truffa e frode nelle pubbliche forniture a carico di ignoti, è coordinata dai pm Mauro Clerici e Giordano Baggio. I pubblici ministeri hanno delegato i militari Guardia di finanza di Milano a compiere accertamenti relativi, per esempio, alla quantità di mascherine prodotte, alla loro idoneità e alla loro certificazione e alle modalità con cui è stata affidata la commessa. Le Fiamme gialle hanno già cominciato racconto la testimonianza di Riccardo Germani, il portavoce di Adl Cobas Lombardia, che tramite l’avvocato Enzo Barbarisi, attorno alla metà di aprile ha depositato l’esposto alla magistratura. Nel documento si parla di “inidoneità e, quindi, pericolosità del presidio”, giudizio dato da coloro che lo hanno provato “sul campo”. Come si legge nell’esposto le mascherine “non appaiono funzionali allo scopo protettivo, né del paziente né dell’operatore sanitario e/o medico, sotto il profilo anatomico e dinamico” il che comporterebbe rischi di contagi.

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