C’è un nome di primo piano tra i detenuti eccellenti che sono usciti dal carcere a Nordest, a seguito dell’emergenza coronavirus. Il suo nome non era elencato tra coloro che erano sottoposti al regime del 41 bis o di alta sicurezza, eppure su di lui pende una condanna all’ergastolo. Si tratta di Gaetano Sangiorgi, 70 anni, trapanese, ritenuto colpevole di aver fatto da basista nell’agguato in cui fu ucciso l’esattore Ignazio Salvo. Un omicidio eccellente ordinato direttamente da Totò Riina. Ignazio e Nino Salvo, i due potentissimi cugini esattori di Salemi, sono stati per anni l’emblema del potere mafioso radicato all’interno della politica. Sangiorgi fu basista dell’omicidio del cugino di suo suocero, avendo lui sposato Angela Salvo, figlia di Nino, portato alla sbarra al maxiprocesso di Giovanni Falcone e poi morto di tumore nel 1986.

Sangiorgi si trovava nella casa di reclusione di Padova, adesso è tornato a casa. Il suo nome diventa famoso quando finisce agli atti del processo Andreotti. Il famoso vassoio in argento che avrebbe costituito la prova della conoscenza diretta dell’uomo politico con i due cugini Salvo, infatti, è un regalo che sarebbe stato fatto al suo matrimonio. Il 6 settembre 1976 quando Angela Salvo, figlia prediletta di Nino, si sposò Gaetano “Tani” Sangiorgi, che allora faceva il medico, da Andreotti sarebbe stato spedito proprio un prezioso vassoio come regalo di nozze. Sangiorgi se ne era vantato con gli amici, affermando che Andreotti aveva fatto acquistare il dono da un suo amico. All’interno del processo l’episodio aveva un significato particolare perché serviva a dimostrare che Andreotti (a differenza di quanto da lui sempre dichiarato) conosceva e pure bene i Salvo. Secondo alcuni pentiti, Sangiorgi aveva detto di aver fatto sparire il vassoio, ma in realtà lo stesso medico lo aveva consegnato ai carabinieri quando nel 1993 gli venne perquisita la casa. Non fu mai provato che quel vassoio fosse effettivamente un regalo di Andreotti, che – come è noto – fu assolto dalle accuse di mafia successive alla primavera del 1980 e prescritto per quelle precedenti.

Ignazio Salvo, invece, venne arrestato da Giovanni Falcone nel 1984 e condannato per associazione mafiosa, in primo grado a 7 anni di reclusione, pena ridotta in appello a tre anni. Il 17 settembre 1992 fu ucciso da un commando mafioso (Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Antonino Gioè) mentre stava entrando dalla porta di casa. Riina avrebbe voluto punirlo perchè aveva dato garanzie sull’annullamento del maxiprocesso di Palermo in Cassazione. Ma le promesse non erano state mantenute. Quell’omicidio è uno degli episodi del biennio delle stragi, ricostruito dal processo sulla Trattativa Stato-mafia. Con la stessa motivazione – non aver rispettato le promesse per l’aggiustamento del maxi – venne assassinato pure l’eurodeputato Dc Salvo Lima. Un avvertimento, secondo i pentiti, indirizzato anche a Giulio Andreotti. Sangiorgi fu condannato all’ergastolo per aver avuto un ruolo nella fase precedente all’entrata in scena dei killer.

In totale sono 15 i detenuti che hanno lasciato le carceri del Nordest. Tra di loro, Andrea Biasion, un imprenditore di Piove di Sacco (Padova) arrestato nel 2019 per i suoi rapporti con la cosca Grande Aracri della ‘ndrangheta che riciclava denaro in Veneto. Da Vicenza è uscito Nicola Antonio La Selva, accusato di essere al vertice di un’organizzazione di trafficanti di droga a Conversano (Bari), condannato a 21 anni di carcere in primo grado. C’è poi Armando Savorra, 62 anni, campano, arrestato a Rimini dall’Antimafia bolognese. Antimo Rolando Vasapollo, 60 anni, campano, è considerato il capo della piazza di spaccio del Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. Dal Due Palazzi di Padova è uscito anche Enrico Muzzolini, 68 anni, friulano di Tarcento, residente in Colombia, arrestato su iniziativa della magistratura bresciana per traffico internazionale di stupefacenti. Da Rovigo è uscito Salvatore Fido, del clan Mazzarella, attivo nell’area orientale di Napoli. A Tolmezzo era nvece detenuto Luca Spagnolo, 36 anni di Lecce, accusato di affiliazione alla Sacra Corona Unita.

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