Il contrario dello Stato di diritto. E’ quanto avviene nella Polonia autarchica e sovranista degli ultimi anni. Il governo nazionalista guidato da Mateusz Morawiecki, del partito PiS (‘Diritto e Giustizia’ in lingua polacca), ha da tempo avviato un processo di graduale allontanamento dai principi fondanti l’Unione europea, la divisione tra i poteri statuali, prima di ogni altro.

La formazione del premier, forte di una solida maggioranza parlamentare, ha rivisitato i pilastri del sistema giudiziario interno, rafforzando il diretto controllo dell’esecutivo sul potere giudiziario così svilendo l’autonomia della magistratura e degli organi inquirenti. Riforme, o meglio ‘controriforme’, che hanno attirato aspre critiche dalle associazioni di giudici polacchi – scesi in piazza a tutela della propria indipendenza -, dalla Commissione europea, dagli stessi organi giudiziari sovranazionali.

La Corte di giustizia dell’Ue è intervenuta in due occasioni per censurare le scelte del governo di Varsavia. Con una prima sentenza del giugno 2019, pronunciata su ricorso della Commissione Ue, la Corte di Lussemburgo ha censurato la legge che prevede la possibilità per i giudici di continuare ad esercitare – raggiunto un certo limite di età – le proprie funzioni presso il Sąd Najwyższy (la Corte suprema), solo ottenendo una previa autorizzazione, assolutamente discrezionale, da parte del presidente della Repubblica. Una chiara violazione del principio di inamovibilità e indipendenza dei magistrati, un caposaldo dell’Unione cristallizzato nell’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali (Diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale) e nello stesso Trattato (articolo 19).

In tempi più recenti, si è registrato un nuovo intervento della Corte di giustizia, con ordinanza dello scorso 8 aprile, accogliendo le richieste della Commissione di Bruxelles, i giudici europei hanno chiesto alle autorità di Varsavia l’immediata sospensione delle nuove regole che prevedono un nuovo, e più duro, procedimento disciplinare nei confronti dei magistrati. Nelle ultime settimane Bruxelles ha rilanciato istruendo una procedura d’infrazione contro la Polonia per lesione del principio della separazione dei poteri.

La “questione polacca” ha visto mobilitarsi anche la società civile europea: poche settimane fa aveva preso posizione l’Associazione Internazionale degli Avvocati (Uia), la più antica e multiculturale associazione di avvocati del mondo, istituita a Parigi nel 1927 con membri in oltre 110 paesi. È stato il presidente del Comitato italiano della Uia, l’avvocato Claudio Coggiatti, a scrivere all’ambasciatore polacco a Roma Wojciech Ponikiewski una lettera, qui riprodotta nella traduzione in italiano, in difesa dello Stato di diritto (principio promosso dallo statuto dell’associazione):

Negli ultimi anni, la nostra organizzazione ha osservato con crescente preoccupazione varie iniziative intraprese in Polonia, le quali rappresentano gravi minacce per lo Stato di diritto. In tale contesto, il Consiglio direttivo dell’Uia, in occasione del suo 63esimo Congresso tenuto in Lussemburgo nel novembre 2019, ha adottato una risoluzione con la quale l’Uia afferma l’impegno per la tutela dello Stato di diritto e per l’indipendenza della magistratura esprimendo massima preoccupazione per i tentativi delle autorità polacche di minare questi principi. In quanto Comitato italiano dell’Uia, vorremmo esprimere il nostro pieno sostegno alla risoluzione dell’Uia e prendere atto, con grave preoccupazione, che dall’adozione di questa risoluzione le minacce contro lo stato di diritto in Polonia sono aumentate. Pertanto, diamo nuova voce alle preoccupazioni della UIA in merito a:

– i rischi per il libero esercizio della professione legale, considerando anche i tentativi di indebolire le tutele nei rapporti avvocato-cliente;

– incitamento all’odio verso la classe forense;

– azioni disciplinari contro gli avvocati che hanno pubblicamente criticato le riforme;

– le conseguenze della vasta riforma giudiziaria in Polonia che – avviata nel 2015 – è arrivata alle recenti disposizioni sull’Ordinamento giudiziario prendendo di mira istituzioni giudiziarie cruciali, ed erodendo l’indipendenza della magistratura e minando lo stato di diritto;

– molteplici attacchi contro giudici e pubblici ministeri, con campagne diffamatorie contro coloro che si oppongono alle riforme sul sistema giudiziario;

– procedimenti disciplinari e sanzioni contro i giudici;

– licenziamento e sostituzione di centinaia di giudici e pubblici ministeri;

– nomina di nuovi presidenti di tribunali secondo discutibili criteri.

Ci uniamo alle richieste dell’Uia e chiediamo rispettosamente alle competenti autorità polacche di riconsiderare la loro posizione e prendere tutte le misure necessarie per garantire il pieno rispetto dei principi dello Stato di diritto, compresa la separazione dei poteri e l’indipendenza della magistratura.

Tenendo ben presente che la Polonia è membro dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, il Comitato nazionale italiano dell’Uia la invita con urgenza ad intercedere con le autorità polacche, insistendo sulla necessità di un pieno rispetto degli obblighi internazionali ed europei della Polonia, dando immediata esecuzione alle sentenze vincolanti della Corte di giustizia dell’Unione europea e della Corte europea dei diritti dell’uomo.

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