Dodici ore. È questo il tempo che i medici avevano dato a Marilee Shapiro Asher, artista di 107 anni di Washington DC, quando è stata ricoverata per aver contratto il Covid-19. I primi sintomi, senso di stanchezza e affaticamento, si erano manifestati nel mese di marzo. A metà aprile sono arrivate poi le difficoltà respiratorie e alla vista. Marilee, però, non solo ha superato le dodici ore, ma è anche riuscita a guarire completamente dal coronavirus dopo pochi giorni di ricovero, senza mai aver mai bisogno del respiratore. Dopo una cura a base di antibiotici è potuta tornare a casa sua al Chevy Chase House, una struttura per anziani nella capitale americana.

Riportata dal Jerusalem Post, la sua storia non è solo sorprendente per il fatto di aver sconfitto il Covid-19 ad una età così avanzata (il coronavirus risulta essere particolarmente pericoloso per le persone anziane), ma per essere sopravvissuta alla seconda pandemia a distanza di un secolo dalla prima. Nel 1918, all’età di sei anni, Marilee infatti contrae la Spagnola, l’influenza che si diffuse in tre ondate tra la primavera del 1918 e l’inverno del 1919 facendo, secondo le stime, tra i 25 e i 50 milioni di morti nel mondo. Di quel periodo Marilee “ricorda – ha raccontato la figlia Joan Shapiro al quotidiano israeliano – di essersi ammalata ma quando vedeva suo padre, che adorava, sapeva che sarebbe andato tutto bene” .

Nata da una ricca famiglia di Chicago nel 1912, Marilee Shapiro Asher inizia a studiare scultura nel 1936, avvicinandosi poi alla pittura dopo essersi trasferita a Washington nel 1943 con il suo primo marito, Bernard Shapiro. La sua prima mostra personale si tiene alla American University nel 1947. Bernard Shapiro muore nel 1974 e quasi 20 anni dopo, all’età di 80 anni, Marilee si risposa con l’amico d’infanzia Robert Asher (morto nel 2008). All’inizio degli anni 2000 ha iniziato anche a fotografare in digitale, studiando arte digitale presso la Corcoran School of Art di Washington. Il suo lavoro è ora nelle collezioni permanenti dello Smithsonian e del Baltimore Museum of Art. Nel 2015 ha pubblicato un libro di memorie, “Dancing in the Wonder for 102 Years”.

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