Dall’alleanza del gas a quella di spiagge e resort. Cipro, Israele e Grecia studiano una “zona sicura” per il turismo, consci che i danni dai mancati incassi da Covid19 potrebbero essere in parte limitati da idee innovative e partnership. Le stime preliminari dell’Ocse sull’impatto della pandemia sul settore, indicano un crollo complessivo del 45% del turismo internazionale nel 2020, dato che potrebbe salire fino al 70% qualora la ripresa fosse posticipata per il ripresentarsi di focolai.

Dal momento che Nicosia, Tel Aviv e Atene hanno già all’attivo una solida partnership, geopolitica, logistica ed economica alla voce dossier energetico, pensano di metterla a frutto per far ripartire un settore trainante per le singole economie. Ovvero il turismo e, quindi, creare una zona cuscinetto che sia sicura da un punto di vista sanitario, pronta per fine giugno, con accesso solo per i possessori di passaporto sanitario. Un primo passo per non perdere altri punti di pil.

Tre i filoni su cui le task forces dei tre Paesi sono al lavoro: proteggere i turisti, i lavoratori e le imprese; puntellare le catene di fornitori; immaginare forme di coordinamento per protocolli comuni. Passaggi su cui c’è l’attenzione anche del Comitato Turismo dell’Ocse.

Ma non mancano le criticità: come ci si regolerà per la quarantena obbligatoria per gli arrivi dall’estero? La misura è richiesta praticamente da tutti accanto al fatto che Grecia e Cipro, in quanto Stati membri Ue, devono mantenere frontiere aperte per il resto dei Paesi Schengen in circostanze normali, il che solleva preoccupazioni da parte israeliana. Allo studio l’ipotesi che il possesso del passaporto sanitario (con il risultato negativo di un test sanitario da definire per ogni turista ottenuto poco prima di partire) sia requisito sufficiente e necessario.

La logica alla base della creazione di una zona Israele-Grecia-Cipro è che avendo i cittadini meno possibilità di viaggiare verso destinazioni lontane, i tre Paesi possano esercitare un interesse più pragmatico in quanto Paesi di prossimità.

Martedì i ministri degli Esteri di Israele e Grecia, Katz e Dendias, hanno discusso del “miglioramento della situazione del coronavirus nei nostri Paesi e della continua cooperazione economica”.

Il ministro del turismo greco, Haris Theocharis ha annunciato di aver avviato un dialogo per allineare gli standard e protocolli di igiene ellenici a quelli dell’alleato, in modo da consentire i viaggi tra Grecia e Israele. “Siamo ancora in una fase iniziale, ma siamo ottimisti sul fatto di poter raggiungere un accordo reciproco”, ha precisato.

I tre Paesi vantano numeri significativi nel turismo, soprattutto nell’ultimo quinquennio e con una previsione di trend in oggettivo miglioramento che la pandemia ha azzoppato. In Israele incide per il 7% del pil perché mescola bellezze del posto, sport ed eventi di natura sociale o culturale come l’Eurovision Song Contest, il Vegan Festival, il Gay Pride, il New Orleans Jazz Festival di Tel Aviv o la Jerusalem Design Week dello scorso anno. Nell’ultimo biennio il comparto ha registrato anche un aumento di turisti italiani che hanno segnato il 34% in più degli arrivi.

In Grecia il turismo occupa poco più del 10% della popolazione, in una fase in cui il Paese a fatica è uscito dalle sabbie mobili della crisi, con punte di eccellenza come le isole Mykonos, Paros e Santorini dove lo scorso anno per un mese intero (agosto) si è registrato il tutto esaurito, mentre quest’anno è atteso l’arrivo di quasi un milione di viaggiatori in meno. E così il 91% degli hotel prevede una perdita di fatturato del 51% nel 2020, dato che per l’83% degli hotel stagionali è invece al 36% e mette a rischio quasi 40mila posti di lavoro.

Quanto a Cipro, si tratta del terzo Paese dell’Unione Europea con il minor numero di casi Covid, dietro Liechtenstein e Malta. Ragion per cui il governo non intende perdere l’occasione per strutturare una Fase 3 tarata sul turismo. Non a caso sull’isola sono ripresi i lavori di costruzione del casinò Mediterranean City of Dreams.

@FDepalo

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