Non si ripartirà senza uso massiccio di test e tamponi. Mentre sulle mascherine “c’è stato un pasticcio”. Parola di Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, a sei giorni esatti dalla fine del lockdown totale. “Non può esserci una Fase 2 completa e sicura se non vi è un largo uso dei tamponi e aggiungerei anche di test sierologici, le due cose secondo me devono andare insieme“, dice l’esponente del Pd ai microfoni di Sky TG24. “Bisogna distinguere – precisa – fra tampone di massa che significa fare il tampone a 60 milioni di italiani, e fare il tampone per rintracciare coloro che, essendo venuti a contatto con persone potenzialmente positive o positive, devono essere rintracciati”.
“Su mascherine un pasticcio” – Il viceministro – che fuori dal Parlamento fa il medico – spiega: “Serve un uso ampio dei tamponi, lo dico da moltissime settimane e ho subito difeso la linea del Veneto. In Italia sono stati fatti oltre 2 milioni e 400mila tamponi in oltre un milione e trecento mila persone. Per i prossimi mesi ci si sta organizzando per avere 5 milioni di tamponi in più e questo sarà fondamentale”. Diversa la questione sul fronte delle mascherine che, insieme agli stessi tamponi e ai test sierologici, dovevano essere tra i tre elementi fondamentali per la ripartenza. Il problema delle mascherine è che “c’è stato un pasticcio perché vi erano delle mascherine che dovevano essere in pronta consegna per un totale di 12 milioni, ma poi gran parte non lo erano. C’è stato un problema con i distributori, problema che il dottor Arcuri ha risolto. Si sta già provvedendo alla distribuzione e sono sicuro che nelle prossime ore e nei prossimi giorni questo problema sarà superato”, ha detto Sileri.
“Nei ministeri i dg si credono mini ministri” – Il viceministro commenta anche la polemica sul prezzo dei dispositivi di protezione: “C’è chi sostiene che mettendo un prezzo fisso le mascherine scompariranno. Attenzione avremo cinque produttori nazionali che provvederanno sempre in misura crescente alla produzione e alla distribuzione delle mascherine. Preferisco pensare – continua – che vengano prodotte in Italia e che il prezzo sia fisso, piuttosto che ricordarmi che fino a qualche giorno fa il prezzo nelle farmacie era dieci volte tanto“. L’esponente del governo apre anche una polemica indirizzata all’interno degli organigrammi della pubblica amministrazione. “Molti dei problemi nascono anche dalle burocrazie che ci sono all’interno dei ministeri, dove a volte coloro che vi lavorano per 20 anni, come alcuni direttori generali ad esempio, pensano di essere dei mini-ministri e, quindi, pensano che il politico sia solo di passaggio. Secondo me serve un cambiamento radicale. Questa è l’occasione con il Covid, o facciamo ora questo cambiamento o l’Italia non cambierà mai”.
La polemica sui tamponi: “Solo bastoncini, mancano i reagenti” – E’ però la questione dei tamponi e dei test sierologici che è destinata a tenere banco anche nei prossimi giorni. Soprattutto in relazione ai 5 milioni di tamponi che il governo sarebbe pronto a rendere disponibili. “Non vorrei che fossero i ‘bastoncini. C’è una carenza pazzesca di reagenti“, aveva detto due giorni fa il virologo Andrea Crisanti a Piazzapulita su La7. In quell’occasione Sileri, aveva ammesso: “Si sta lavorando per l’approvvigionamento dei reagenti perché, se dobbiamo arrivare a 5 milioni di tamponi nei prossimi mesi, puoi avere tampone, il bastoncino, ma se non hai il reagente non ci fai nulla”. “Non vorrei che” quelli annunciati “fossero i bastoncini”, insisteva Crisanti. “Mi piacerebbe sapere se questi 5 milioni sono accompagnati dai reagenti. Ne dubito”. “Il totale del materiale consegnato per fare i tamponi è circa 3 milioni e 700 mila pezzi”, aveva spiegato Sileri. “Come giustamente sottolineava il professor Crisanti – conferma – in questi 3,7 milioni ci sono i bastoncini per fare la campionatura nel naso o in gola. I tamponi consegnati sono stati 2 milioni e mezzo. In alcuni casi i reagenti non sono stati consegnati e c’è stato un approvvigionamento locale da parte delle Regioni. E’ il problema principale, perché il tampone lo consegni, ma se non c’è il reagente è come non averlo”. Ma il Veneto con i tamponi come ha fatto? “Abbiamo iniziato a farceli da soli il 20 gennaio – ha spiegato Crisanti – quando abbiamo avuto notizia dell’epidemia in Cina. Ci siamo attrezzati, abbiamo sviluppato un test fatto in casa, praticamente identico a quello che aveva fatto lo Spallanzani e ci siamo approvvigionati per mezzo milione di reagenti, dopodiché abbiamo comprato una strumentazione che li miniaturizzava e adesso ne abbiamo per 2 milioni e mezzo”.