In Lombardia, frontiera della lotta contro il coronavirus, la ‘ndrangheta sta cercando di buttarsi nel business dell’emergenza, dalle ormai preziosissime mascherine alle sanificazioni, fino allo smaltimento di rifiuti potenzialmente contaminati. Lo dice a ilfattoquotidiano.it Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Giusto ieri il procuratore nazionale Federico Cafiero de Raho, dai microfoni di Agorà su Raitre, aveva confermato “segnali di grande interesse da parte delle organizzazioni criminali” proprio nel mercato delle mascherine, letteralmente impazzito, a livello globale, fin dagli inizi dell’epidemia.
Dottoressa Dolci, da che cosa emerge l’interesse della ‘ndrangheta lombarda in questi settori?
Dai nostri sensori sul territorio possiamo affermare che esponenti della ‘ndrangheta che opera in Lombardia sono in fibrillazione e dimostrano un grande intereresse per l’accaparramento di presidi sanitari, e non solo.
A quali prodotti e servizi in particolare si mostrano interessati?
La mascherine chirurgiche, le tute e i dispositivi di protezione personale in genere. I kit sierologici, probabilmente truffaldini, per i quali ci sono contatti con la Cina e possibilità di grandi ricarichi sul prezzo. L’attività di sanificazione, dall’ufficio al condominio. Purtroppo devo dire anche le onoranze funebri, diventate anche queste un affare dato il picco di decessi dovuti a Covid-19. E lo smaltimento dei rifiuti contaminati, sia quelli prodotti dagli ospedali sia quelli raccolti nei condomini dove sono presenti persone infette, che per la normativa devono buttare i loro rifiuti nell’indifferenziato. Non posso dire di più perché ci sono attività investigative in corso.
Questo porta con sé il rischio che mascherine infette e altro siano poi smaltiti illegalmente, in siti abusivi, con ulteriori rischi per la salute dei cittadini.
La normativa regionale prevede che questo materiale vada direttamente all’inceneritore, senza specifici controlli. In più, nella logica di far fronte all’emergenza, permette agli impianti di stoccaggio dei rifiuti di aumentare la loro capacità del 20% rispetto all’autorizzazione in loro possesso, con una semplice comunicazione alle autorità competenti.
Parliamo degli impianti che già sono finiti al centro degli accertamenti dell’antimafia lombarda per la serie di roghi registrati negli ultimi anni.
Esatto. Nelle nostre attività stiamo rilevando un crescente interesse criminale verso società che gestiscono impianti già in possesso di queste autorizzazioni.