“Quello che sappiamo è che i topi di Hong Kong sono portatori del virus, e che lo stesso germe patogeno passa all’uomo. Ma il modo in cui arrivi ad infettarlo - attraverso cibo contaminato o un altro animale che fa da anello di congiunzione, ancora non lo sappiamo, è questo l’anello mancante”, ha dichiarato alla Cnn Siddharth Sridhar, microbiologo che fa parte del team autore della scoperta
“Ratti stanno infettando l’uomo con l’epatite e nessuno capisce come”. Così titola un articolo pubblicato dalla Cnn e incentrato sulla questione di questa nuova forma di epatite (denominata “E” dagli scienziati) che inizialmente infettava solo i topi ma che ora, dopo un primo caso registrato nel 2018, sta facendo registrare nuovi contagi anche nell’uomo. Insomma, l’ipotesi degli esperti è che si tratti di un nuovo caso di “salto di specie”, simile a quello avvenuto con il coronavirus e i pipistrelli. Il “paziente uno” di questa epatite dei topi è stato un uomo di 56 anni di Hong Kong risultato infetto due anni fa: dopo di lui altri dieci cittadini sono risultati positivi in questi mesi, l’ultimo dei quali un 61enne scoperto una settimana fa.
“All’improvviso, ci siamo trovati di fronte un virus che passa dai topi all’uomo”, ha dichiarato alla Cnn Siddharth Sridhar, microbiologo che fa parte del team autore della scoperta. La testata americana sottolinea come all’inizio gli scienziati fossero convinti che quello del 56enne rappresentasse un caso isolato. Ma ora, spiega Sridhar, l’ipotesi è che oltre ai dieci casi attestati “ci potrebbero essere centinaia di persone non diagnosticate infette là fuori”. Gli scienziati faticano ancora a stabilire quali siano le modalità di contagio di questa malattia che come sintomi ha febbre, ingrossamento del fegato, itterizia.
Sulla vicenda è intervenuta anche l’Oms, secondo cui l’acquisto e il consumo di carne animale non c’entrerebbero poiché la trasmissione dell’epatite avverrebbe, di solito, tramite acqua o oggetti contaminati. “Quello che sappiamo è che i topi di Hong Kong sono portatori del virus, e che lo stesso germe patogeno passa all’uomo. Ma il modo in cui arrivi ad infettarlo – attraverso cibo contaminato o un altro animale che fa da anello di congiunzione, ancora non lo sappiamo, è questo l’anello mancante”, ha detto il microbiologo.
A complicare le cose si mette l’ultimo caso riscontrato, che rappresenterebbe un vero “giallo” per i medici: non ha fatto alcun viaggio recente, non sarebbe stato in contatto con topi o fonti idriche contaminate e nessuno dei suoi familiari ha manifestato sintomi sospetti. Inoltre, non si conoscono i tempi di incubazione di questo virus, cosa che rende ancora più difficile datare e ricostruire il contagio.
A parte gli 11 casi di Hong Kong, sottolinea la Cnn, solo un altro caso è stato confermato a livello globale: un uomo canadese, che aveva precedentemente viaggiato in Africa. Al momento gli esperti, oltre alle solite norme di igiene, per limitare la diffusione di questo virus consigliano interventi di derattizzazione, soprattutto nelle grandi città.