“Questo semplicemente non è il momento di mettere fine al lockdown”. Il premier britannico Boris Johnson allontana le riaperture nel Regno Unito, concedendo solo alcune possibilità di spostamento per lo più per lavoro e in famiglia. I negozi e le scuole, invece, non apriranno prima di giugno. Poi il primo ministro inglese ha annunciato che, “grazie ai vostri sacrifici siamo adesso in condizioni di iniziare a muoverci verso il livello 3″ di allerta dal livello 4 per l’emergenza coronavirus. Johnson ha quindi sottolineato che “tutti avranno un ruolo da giocare nel tenere il fattore R (l’indice di contagio) basso, restando attenti e seguendo le regole”.

“Dobbiamo rimanere allerta, controllare il virus e salvare vite”, ha aggiunto. Quindi, lui che a inizio emergenza aveva accarezzato l’ipotesi dell’immunità di gregge, ha detto: “È un dato di fatto che adottando le misure di contenimento abbiamo impedito a questo Paese di essere inghiottito da quella che avrebbe potuto essere una catastrofe in cui lo scenario ragionevole peggiore sarebbe stato mezzo milione di morti”.

Nei prossimi due mesi, poi, le decisioni del governo britannico saranno guidate “dalla scienza, dai dati e dalla salute pubblica, non dalla speranza o dalla necessità economica“. Dalla politica però si, visti i distinguo annunciati a stretto giro per i viaggiatori francesi che non saranno sottoposti alle restrizioni previste per gli altri. Quanto all’immediato, i piccoli alleggerimenti delle restrizioni, anche per lo svago, nel Regno Unito inizieranno da mercoledì. Le limitazioni cadono per l’esercizio fisico individuale all’aperto, si potrà prendere il sole nei parchi, guidare la macchina verso altre destinazioni cittadine, fare sport di gruppo ma solo con membri della stessa famiglia. Sempre “nel rispetto del distanziamento” e con controlli e multe più pesanti “per i pochi che violano le regole”.

Cambiano già da lunedì invece le indicazioni sul lavoro, in particolare nell’edilizia e nell’industria manifatturiera. Johnson ha precisato che la raccomandazione non sarà più di andare al lavoro solo se si deve e “lavorare da casa se si può”. Coloro che non possono lavorare da casa sono invece ora “incoraggiati” ad andare al lavoro, seppure evitando il trasporto pubblico, cercando di andare in bici o a piedi e con linee guida per le aziende su sicurezza e distanziamento.

Quanto alle tappe successive della road map verso la Fase 2, il premier britannico ha detto che saranno condizionate alla verifica scientifica della continuazione di un decremento di contagi da coronavirus e al ritorno del tasso d’infezione al livello 1 (ora nel Regno è fra 0,5 e 0,9, ha detto). Con una possibile “riapertura graduale dei negozi” e delle scuole, a partire dalle elementari, non prima di giugno. E, non prima di luglio, un’eventuale “riapertura di alcune strutture dell’industria dell’ospitalità, a patto che siano sicure e garantiscano il distanziamento sociale”.

L’inquilino di Downing Street ha anche annunciato l’intenzione di introdurre presto una quarantena obbligatoria per qausi tutti coloro che viaggeranno nel Regno Unito: la quarantena, che secondo le anticipazioni sarà di 14 giorni e riguarderà tutti i viaggiatori, con o senza sintomi, servirà a rafforzare la sicurezza ai confini man mano che si alleggerirà il lockdown sul fronte interno. Johnson non ha ancora precisato però una data d’entrata in vigore. L’unica certezza è che la misura non riguarderà i viaggiatori francesi nel Regno Unito e i britannici in Francia come ha annunciato Johnson in una nota congiunta con il presidente francese Emmanuel Macron in cui si precisa che “qualsiasi misura su entrambi i lati” della Manica sarà “presa in forma coordinata e reciproca”.

La novità che ha scatenato reazioni politiche più forti riguarda comunque la scelta di accantonare lo slogan “Resta a casa” con “Stai allerta”. Un cambiamento di cui Johnson e i suoi ministri minimizzano la portata (“stare allerta significa stare a casa per quanto più tempo possibile”, ha spiegato un portavoce di Downing Street); ma che non convince né l’opposizione laburista che parla di “scarsa chiarezza”, né i governi di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Da Edimburgo, Cardiff e Belfast, i responsabili locali, forti su questa materia dei poteri della devolution, hanno fatto sapere che nei rispettivi territori, dove il lockdown era già stato prorogato almeno fino al 28 maggio, rimarrà in vigore la raccomandazione di “stare in casa”. “Lo slogan stay alert è vago e impreciso”, taglia corto la first minister scozzese Nicola Sturgeon, leader degli indipendentisti dell’Snp.

Ad ammonire il governo centrale dai pericoli di una fuga in avanti, ci sono del resto i suoi consulenti scientifici, riuniti nel Sage (Scientific Advisory Group for Emergencies), sulla base di studi come quello della London School of Tropical Hygiene e dell’Imperial Collegesecondo il quale altre 100.000 persone potrebbero morire di Covid-19 nel Regno Unito prima di fine 2020 se il lockdown fosse alleggerito troppo in fretta. Lo sa bene la regina Elisabetta, 94 anni, confinata col quasi 99enne consorte Filippo nel castello di Windsor da marzo, intende dare il buon esempio e non riprendere gli impegni pubblici per mesi: in autunno al più presto. Il periodo d’assenza più lungo dei suoi 68 anni di regno.

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