“Quest’estate non staremo al balcone e la bellezza dell’Italia non rimarrà in quarantena. Potremo andare al mare, in montagna, godere delle nostre città. E sarebbe bello che gli italiani trascorressero le ferie in Italia, anche se lo faremo in modo diverso, con regole e cautele”. Lo aveva anticipato il ministro Dario Franceschini in un’informativa alla Camera il 7 maggio scorso e ora il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo conferma in un’intervista al Corriere della Sera: quest’estate gli italiani potranno andare in vacanza. Gli operatori del turismo, già duramente colpiti da questi mesi di lockdown, scalpitano per ripartire e lamentano l’assenza di direttive precise da parte del governo sulle misure di sicurezza da adottare ma dal premier arriva un invito alla prudenza: “Attendiamo l’evoluzione del quadro epidemiologico per fornire indicazioni precise su date e programmazione”, ha detto Conte.
LE RIAPERTURE – Proprio dall’andamento dell’epidemia dopo le prime riaperture del 4 maggio il governo valuterà se concedere alle Regioni i maggiori poteri decisionali reclamati per eventuali riaperture differenziate. “Con le linee guida che ci permetteranno un controllo della curva epidemiologica, potremo permetterci anche differenziazioni geografiche“, ma “questo non significa procedere in ordine sparso e affidarci a iniziative avventate”, avverte Conte. Quanto alla possibile riapertura di bar, ristoranti e parrucchieri il 18 maggio anziché l’1 giugno, “stiamo raccogliendo i dati dell’ultimo monitoraggio e con gli esperti stiamo definendo regole chiare sulla sicurezza per lavoratori e clienti. Se sul piano epidemiologico la situazione rimarrà sotto controllo, potremo concordare con le Regioni alcune anticipazioni. L’importante è procedere sulla base di monitoraggi puntuali, perché per le imprudenze pagheremmo costi enormi”. Bisogna evitare, prosegue Conte, “comportamenti gravissimi” come quelli visti nei giorni scorsi sui Navigli a Milano ma anche in altre città d’Italia, che rischiano di “vanificare tutti gli sforzi fatti e tornareaun lockdown, anche se circoscritto, con danni ancora più gravi per la nostra economia. Ma ho fiducia che continuerà a prevalere il buon senso degli italiani”. Sulla scuola, “il rientro deve essere gestito in modo unitario su tutto il territorio nazionale”.
GLI AIUTI EUROPEI – In ogni caso quelli che ci aspettano “saranno mesi molto difficili. Avremo una brusca caduta del Pil e le conseguenze economiche saranno molto dolorose”, rimarca Conte che in merito alle risorse economiche messe in campo dall’Europa tiene il punto: “Sulla nuova linea di credito del Mes sono arrivate parole chiare da parte dell’Eurogruppo. Ora attendiamo i regolamenti attuativi, poi valuteremo in Parlamento”, dice il premier. Tuttavia “le risorse del Mes, della Bei, del Sure da sole sono insufficienti. Stiamo in costante dialogo con la Commissione europea perché venga introdotto un Recovery fund di notevoli dimensioni”, con risorse “anticipate attraverso un prestito ponte”. Per quanto riguarda invece i crediti stanziati in sostegno alle imprese e i ritardi nelle erogazioni da parte delle banche, “con la garanzia di Stato ci attendiamo una brusca accelerazione. Le banche devono fare la loro parte”.
LA MAGGIORANZA – Su Matteo Renzi, “Italia viva pone delle questioni, a volte, con particolare vivacità. Ma sono convinto che da questo confronto ripartiremo più forti e coesi”, dice Conte, che sull’ipotesi di un governissimo di Mario Draghi commenta: “Non so quante volte si sarà sentito strattonato. Chi davvero ha per lui la stima che pure professa di avere, farebbe bene a non sciupare il suo nome nel teatrino dei giochi politici quotidiani”. Parlando della discussa sanatoria, “regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato e agli schiavisti del nostro tempo, contrastare il lavoro nero, effettuare controlli sanitari e proteggere la loro e la nostra salute, tanto più in fase di emergenza sanitaria”, rileva il premier.
LA GIUSTIZIA – Infine, nella serata di sabato il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto del ministro della Giustizia per far tornare in carcere i boss mafiosi scarcerati nei giorni scorsi per questioni sanitarie legate all’emergenza coronavirus e il premier Conte conferma la sua fiducia al guardasigilli Bonafede. Anche in merito al caso Di Matteo: “Mi amareggiano le illazioni – dice Conte -. Parliamo del ministro che con il provvedimento sulla corruzione ha sbarrato la porta delle istituzioni agli appetiti criminali. Continuerà a farlo, a testa alta”, conclude.