Intoppi burocratici e difficoltà di approvvigionarsi dalla Cina sono i due nodi attorno a cui ruota la difficoltà di garantire un flusso continuo in farmacie e supermercati, secondo l'associazione. Problemi anche su guanti e gel: "Fortissima carenza". Il commissario: "Due società hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere"
Botta e risposta tra Federfarma, l’associazione nazionale dei distributori di farmaci, e il commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri sulla scarsità di dispositivi di protezione. I farmacisti hanno lanciato l’allarme: le mascherine a 50 centesimi che dovevano arrivare a milioni stanno già finendo, non ce ne saranno più tra oggi e domani. Le cause? Troppi intoppi burocratici, spiegano, e difficoltà di rifornimenti dalla Cina. “La colpa non è mia, ma di distributori e farmacisti”, ha replicato poche ore dopo il commissario Arcuri. La difficoltà a garantire il flusso in farmacie e supermercati, spiega, dipende da “due società di distribuzione che hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere”. Poi accusa le farmacie di “scaricare le colpe” su di lui o, “peggio ancora, aumentare il prezzo”. Subito arriva la controreplica del presidente di Federfarma, Cossolo: “Ci dica dove trovarle e le compreremo”.
La denuncia dei farmacisti – “Le uniche che stiamo distribuendo sono quei tre milioni provenienti dalla Protezione Civile ed entro domani (martedì, ndr) saranno già finite a fronte di un fabbisogno di 10 milioni al giorno”, ha spiegato oggi il presidente Antonello Mirone. “Siamo subissati di richieste e purtroppo ci sono diversi milioni di mascherine – dice – bloccate e sequestrate durante i controlli, spesso per intoppi burocratici: bisognerebbe eliminare questo corto circuito”.”La società italiana di Perugia importatrice di mascherine dalla Cina, che ci aveva garantito la fornitura nell’accordo chiuso giovedì scorso, pare non sia più in grado di farlo”, spiega ancora Federfarma Servizi.
Uno dei problemi sarebbe legato anche al prezzo calmierato a 50 centesimi deciso da Arcuri: “In effetti, poiché c’è un fabbisogno mondiale, anche i produttori cinesi hanno interessi verso altri mercati”, aggiunge Mirone. In Spagna e Francia, ad esempio, “le mascherine calmierate sono a 96 centesimi al netto dell’Iva” e “tutto ciò orienta i produttori verso altri Paesi”. Non solo: anche la produzione italiana, che entrerà a pieno regime solo nei prossimi mesi, ancora non è pronta per supplire le difficoltà nell’importazione. “Cinque aziende italiane che hanno cominciato a produrre le mascherine non hanno ancora, invece, i quantitativi disponibili”, ha aggiunto Mirone in merito ai dispositivi made in Italy.
Anche per questo, secondo quanto si apprende, il governo starebbe lavorando all’ipotesi di semplificare la normativa sulle mascherine e non è escluso che alcuni interventi possano essere inseriti nel decreto Rilancio con l’obiettivo di semplificare e velocizzare l’iter per la certificazione dei prodotti e consentire che alcuni di questi, che rispondano a specifici requisiti tecnici, possano essere utilizzati da determinate categorie come dispositivi di protezione anche in ambito lavorativo.
La replica di Arcuri – “Non sono io a dover rifornire i farmacisti. Il commissario rifornisce regioni, sanità, servizi pubblici essenziali e, dal 4 maggio, anche i trasporti pubblici locali e le Rsa, pubbliche e private. Tutto a titolo gratuito”, ha replicato Arcuri. “Ho la possibilità di prolungare il termine di validità dell’accordo, purché i farmacisti trovino le mascherine e le vendano a 0,50 centesimi più Iva, avendo quindi un ristoro garantito”, ha anche detto Arcuri aggiungendo che “sempre più negozi della grande distribuzione vendono le mascherine a 0,50 centesimi, più Iva”. Poi l’affondo contro i farmacisti: “Non è vero che i farmacisti ci avrebbero rimesso perché ai distributori è stato comunque garantito un rimborso per le mascherine acquistate prima della definizione del prezzo a 0,50 centesimi (più Iva). L’unica evidente verità è che non essendo in grado di approvvigionarsi delle mascherine, adesso provano a scaricare le loro responsabilità sul Commissario. Oppure, peggio ancora, aumentando il prezzo“.
Cossolo (Federfarma): “Non ci siamo mai lamentati, ci dica dove trovarle” – “Il Commissario mi dica dove devo trovarle e noi ben volentieri le comperiamo – replica nuovamente il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, alla nota di Arcuri – A quest’ora sul mercato non sono disponibili. E si faceva una gran fatica anche prima del prezzo calmierato. In ogni caso confermo quanto già detto e preciso che le farmacie non si sono mai lamentate né del prezzo basso, né abbiamo mai detto che ci rimettevamo a venderle perché eravamo ristorati”.
Problemi anche per guanti e alcol – Ma problemi, sempre secondo Federfarma, si registrano anche sugli altri dispositivi di protezione individuale. “Oltre alle mascherine, c’è una fortissima carenza di guanti e di alcol per disinfettare. Sono introvabili nelle farmacie italiane”, spiega il segretario nazionale Roberto Tobia, parlando di un problema “riscontrato da Nord a Sud”. Il prezzo dei guanti, in lattice o nitrile, dice, “si è triplicato o quadruplicato negli ultimi mesi dopo l’emergenza Covid-19″. Questo, prosegue, “deriva dall’altissimo costo di acquisto pagato dalla farmacia ai fornitori, per il fatto che le materie prime sono aumentate, la richiesta si è moltiplicata per mille e le giacenze di magazzino sono ormai finite”.