Tablet in ritardo, alunni perduti, genitori in rivolta e la burocrazia che blocca l’acquisto dei dispositivi nonostante la presenza dei finanziamenti. La didattica a distanza è anche questo in Italia. A far emergere questa situazione è il Comitato dei genitori dell’istituto comprensivo 5 della Bolognina, una scuola da 1200 studenti tra primarie e medie nel quartiere bolognese. Da tempo i rapporti tra le famiglie e la dirigente Antonella Falco sono tesi, ma la situazione attuale è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I genitori denunciano la latitanza del capo d’istituto e il fatto che vi sarebbero oltre 217 alunni non raggiunti dalla didattica a distanza. Ma non solo.
I tablet comprati dalla scuola, 77, sarebbero arrivati solo da pochi giorni e verranno distribuiti solo questa settimana dopo due mesi di lezioni online. Un ritardo inammissibile secondo mamme e papà. “Il 22 aprile – raccontano i rappresentanti del Comitato genitori – durante l’ultimo consiglio d’istituto ci è stato riferito che i ragazzi ancora privi di dotazione tecnologica sono più di 217. La preside finora ha acquistato solo 77 tablet e non li ha ancora distribuiti. Ma non basteranno a coprire il fabbisogno”.
I rappresentanti del Comitato sostengono di conoscere bene il quartiere e la fragilità di alcune famiglie e ora hanno lanciato persino una petizione contro la dirigente: “Non possiamo permettere che in poco tempo avvenga il disfacimento di una scuola pubblica costruita con fatica negli anni, grazie all’impegno di tutti i soggetti interessati (personale della scuola, docenti, alunni, famiglie, territorio, associazioni) a causa di una gestione inadeguata di quest’ultimo triennio. Ed è per questo che andrà tutto bene… con un altro/a dirigente!. A settembre ci sarà bisogno di uno sforzo eccezionale e di una coesa comunità scolastica di cui un dirigente si faccia interprete, specie se ci sarà da gestire un protocollo di sicurezza sanitaria. Se nulla cambierà ai genitori resterà solo la triste possibilità di chiedere il trasferimento”, scrivono nel documento che finora ha raccolto 430 firme. Giovedì si terrà persino un flashmob con una serie di cartelli appesi ai balconi.
Una polemica respinta dalla preside: “Personalmente non ho avuto da parte dei genitori delle rimostranze. Se fosse per me i tablet li regalerei ma non posso. I fondi per l’acquisto dei device sono arrivati da poco, ne abbiamo acquistati 77. Li abbiamo igienizzati e sistemati; ora siamo pronti a distribuirli alle famiglie. È vero, non siamo riusciti a consegnare da subito i tablet ma i nostri ragazzi avevano il libro di testo – replica Antonella Falco -. I genitori hanno chiesto di poter usare anche i tablet che abbiamo già in dotazione, ma il revisore dei conti mi ha vietato di farlo perché si tratta di strumenti che sono legati ad altri progetti. Anche sui dati dei bambini non raggiunti dalla didattica a distanza bisogna fare chiarezza. Quel numero, 217, è riferito al mese di marzo ora non c’è più nessuno che non sia stato raggiunto”.
A questa situazione si somma il problema della burocrazia. La Regione Emilia Romagna ha stanziato 3,5 milioni di euro per la didattica a distanza, ma i dispositivi elettronici non arriveranno nemmeno per la chiusura della scuola. I passaggi burocratici non lo permettono. Lo sa bene l’assessore all’Istruzione del Comune di Bologna, Susanna Zaccaria che prova a spiegare il problema: “La nostra amministrazione sta per ricevere le risorse stanziate dalla Regione, ma poi dovremo fare i conti con le procedure d’acquisto e con il fatto che in questo momento tablet e schede dati non sono facilmente reperibili. Inoltre la mappatura del fabbisogno cambia in continuazione. In ogni caso contiamo di distribuire questo materiale prima dell’inizio del nuovo anno scolastico”.