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Coronavirus, morto il boss dei narcos ‘Los Zetas’: era in carcere per aver decapitato 12 persone

Moisés Escamilla May, detto 'El Gordo', era stato arrestato nel 2008, insieme a otto dei suoi uomini e stava scontando l'undicesimo di 37 anni di carcere
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È morto per problemi respiratori causati dal coronavirus il leader del clan di narcotrafficanti chiamato anche ‘Los Zetas’, Moisés Escamilla May. Il boss, di 45 anni, era detenuto nel centro di reclusione federale di Puente Grande, nello Stato messicano di Jalisco: stava scontando l’undicesimo di 37 anni di carcere a cui era stato condannato per avere decapitato 12 persone nella città di Cancún.

Il decesso è avvenuto l’8 maggio nell’infermeria della prigione, ha riportato la tv Televisa, dove il boss era stato ricoverato una settimana prima. La notizia è stata data solo ora per motivi di sicurezza. Conosciuto anche col soprannome di ‘El Gordo May‘ (‘il grasso May’), Escamilla era stato arrestato nel 2008, insieme a otto dei suoi uomini. ‘Los Zetas‘, infatti, era considerata l’organizzazione criminale più agguerrita della regione di Cancún dove aveva il monopolio della distribuzione della cocaina proveniente dal Centro America, ma era impegnata anche nei rapimenti a scopo di estorsione e in altre attività illecite sul territorio centroamericano.

A differenza di quanto dichiarato a fine marzo dal presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, la pandemia da coronavirus non ha ancora raggiunto il picco nel Paese. Nell’ultimo rapporto delle autorità sanitarie diramato dal sottosegretario per la Prevenzione e la promozione della salute, sono stati registrati dall’inizio della crisi finora 35.022 casi di contagio e 3.465 morti.

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