Supera la soglia degli 80mila il numero dei morti provocati dal coronavirus negli Stati Uniti. Dai dati pubblicati dalla Johns Hopkins University, nel Paese i decessi accertati sono 80.682, di cui 1.154 nelle ultime 24 ore e sono stati registrati 17.597 nuovi casi, con 1.347.388 contagiati accertati. New York resta lo stato più colpito, con 337.055 casi e 26.988 vittime. E viene proprio dalla Grande Mela l’ultimo attacco al presidente Donald Trump: è stato installato a Times Square un pannello luminoso ribattezzato ‘Trump Death Clock‘, l’orologio della morte di Trump che conta il numero di vittime provocate, a dire degli ideatori, dall’avversione del tycoon alle restrizioni anti-coronavirus nei primi giorni dell’emergenza. Più di 48 mila finora rispetto agli 80 mila del conteggio ufficiale: un calcolo che considera come si sarebbe potuto evitare il 60% dei decessi se la Casa Bianca avesse deciso di varare le restrizioni una settimana prima di quanto fatto.E sui numeri Trump ha avuto lunedì un duro scambio di battute con una giornalista di origine asiatiche durante la conferenza stampa nel Rose Garden della Casa Bianca: in risposta a una sua domanda, il tycoon ha replicato “chiedilo alla Cina”. Mentre l’infettivologo Usa, Anthony Fauci, è tornato a schierarsi contro l’ipotesi di una riapertura: “Provocherà solo inutili sofferenze e morte“.
Lo scontro con la giornalista di origini cinesi: “Fai questa domanda a Pechino”
La pressione sul presidente americano, in vista anche delle elezioni presidenziali, è sempre più alta e l’atteggiamento irascibile di Trump lo fa capire: bloccato politicamente, con il numero dei morti che continua a crescere e nessuno che gli riconosca i suoi presunti successi nel gestire la pandemia.
Non stupisce quindi più di tanto lo scontro avuto durante la conferenza stampa di ieri con la corrispondente della Cbs News, Weijia Jiang. Alla domanda della giornalista sul perché rappresentare come una vittoria degli Stati Uniti il fare tanti test quando oltre 80mila americani sono morti per il Covid-19, il presidente ha risposto piccato: “È una domanda che dovresti fare alla Cina. Non chiedere a me, fai alla Cina questa domanda, va bene?”. Trump ha poi dato la parola alla corrispondente della Cnn, che a sua volta, però, ha riconsegnato il microfono alla Jiang, figlia di genitori cinesi immigrati negli Usa quando lei aveva due anni. “Presidente, perché dice proprio a me che dovrei fare le mie domande alla Cina?”, ha domandato la giornalista della Cbs. Trump, che non ha apprezzato la collaborazione tra la stampa, ha risposto: “Stavo parlando con te, rispondo così a tutti quelli che mi fanno questa brutta domanda“. A quel punto Trump ha negato anche la domanda alla reporter della Cnn e se ne è andato stizzito.
La conferenza stampa era stata indetta per affermare che l’America è pronta a riaprire e che, come recitavano due enormi striscioni messi dietro al podio, “è leader nel mondo per il test”. Trump ha sottolineato che la sua amministrazione “ha prevalso” sui test, rivendicando di averne fatti oltre 9 milioni e affermando che ogni americano che voglia sottoporsi al test anche quotidianamente potrà farlo “molto presto”. La dichiarazione del presidente, però, è stata subito bollata come irrealistica dalla stampa Usa, dal momento che ad oggi si realizzano negli Paese circa 300mila test al giorno.
Fauci: “Se riapriamo prematuramente rischiamo epidemie multiple”
Intanto è di nuovo l’infettivologo Anthony Fauci, a capo della task-force Usa anti-coronavirus, a opporsi alle ambizioni di riapertura immediata del presidente. Parlando al New York Times, il medico ha dichiarato: “Il messaggio principale che desidero trasmettere è il pericolo di cercare di aprire prematuramente il Paese, rischiamo epidemie multiple. Ciò non solo comporterà inutili sofferenze e morte, ma ci farebbe tornare indietro nella nostra ricerca per tornare alla normalità”.
Fauci è poi intervenuto per la prima volta davanti alla commissione Sanità del Senato americano. Nel suo discorso in videoconferenza ha dichiarato che per il vaccino sarà necessario ancora un po’ di tempo per svolgere molti test clinici. Fauci ha spiegato come la speranza sia di passare alla nuova fase della sperimentazione a fine primavera e inizio estate e raccogliere i risultati a fine autunno o inizio inverno. Questo però non vuol dire che il vaccino sarà pronto per essere messo a disposizione del pubblico.
Obbligo di indossare la mascherina alla Casa Bianca. Trump l’unico che si rifiuta
Confusione sui numeri c’è stata anche sui fondi per finanziare i test per tutto il Paese. Il presidente ha annunciato di aver stanziato un miliardo di dollari, ma è stato subito corretto da Brett Giroir, sottosegretario alla Sanità, che ha aumentato la cifra a 11 miliardi di dollari per i test, spiegando anche che per ottenere i fondi gli Stati devono prevedere piani per fare i test nelle “comunità vulnerabili”, come case di cura, strutture per disabili e carceri.
Intanto è scattato l’obbligo di indossare la mascherina alla Casa Bianca, dopo che due membri dello staff, la portavoce di Mike Pence, Katie Miller, un valletto del presidente e diversi agenti del Secret Service sono risultati positivi al coronavirus. L’obbligo però non sembra comprende Trump che nei giorni scorsi si è mostrato in pubblico senza. “Nel mio caso, io non sono vicino a nessuno, ma se guardate a queste persone – ha giustificato la sua scelta indicando il suo staff – ognuna ha la mascherina”. Assente durante la conferenza stampa il vicepresidente Pence che nelle scorse settimane si era scusato per non aver indossato la mascherina durante la visita in un ospedale. Allo stesso tempo, però, il vicepresidente non ha voluto mettersi in quarantena nonostante la sua portavoce sia risultata positiva, non rispettando quindi l’indicazione dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie. Ma Trump ha ostentato tranquillità riguardo ai casi di contagio alla Casa Bianca. “Credo che stiamo facendo proprio un buon lavoro a tenere la situazione sotto controllo – ha detto il presidente americano – questo in parte è grazie a tutti i test che possiamo fare”.