Simboli delle squadre, beniamini dei bambini, figure riconoscibili anche fuori dai confini nazionali: la tradizione è nata negli Stati Uniti ma ormai dilaga ovunque. Con nuovi protagonisti votati dai supporters ma anche episodi censurabili. Come un corpo a corpo per nulla amichevole avvenuto in Inghilterra
C’è una data che i tifosi del Girona ricorderanno a lungo. Ed è quella dello scorso 27 aprile. Dopo un mese di attesa, infatti, i vertici del club hanno finalmente svelato l’esito di una delle consultazioni più sentite della storia recente della società catalana. Sì perché il 30 marzo la dirigenza aveva chiamato alle urne i propri soci. Serviva una risposta certa. E doveva essere il più democratica possibile. In ballo c’era la scelta della nuova mascotte a cui affidare il compito di scaldare gli animi dei 14350 spettatori dell’Estadi Municipal de Montilivi. Così più di duemila tifosi hanno espresso la propria preferenza.
A spuntarla, con il 55% dei voti, è stata “La Mosca”, un insetto con la maglia biancorossa e con il pollicione alzato. Un successo clamoroso che ha declassato al ruolo di semplici comparse le altre due candidate alla vittoria finale: una regale leonessa e una feroce cocollona, un coccodrillo con delle ali da farfalla. Una scelta che può apparire bizzarra, ma che invece si ricollega a un’antichissima (e macabra) leggenda cittadina. Tutto risale al settembre del 1286, quando Girona era stata assediata dalle truppe francesi. Settimane difficili, giorni di sangue, fame e morte. Almeno fino a quando un gruppo di soldati non aveva deciso di profanare la tomba di San Narcis in cerca di tesori e reliquie. Solo che una volta aperta la bara, dal corpo del Santo si erano alzate in volo migliaia di mosche giganti che avevano iniziato a mordere i soldati francesi e i loro cavalli. Fino a quando il comandante non era stato costretto a ordinare la ritirata.
Una storia di speranza che, secondo la dirigenza, descriverebbe il momento del Girona, un club che dopo aver perso tante battaglie sogna un giorno di vincere la guerra. Ma non finisce qui. Perché i tifosi del Girona saranno chiamati agli straordinari. Questa “simpatica mosca”, come l’ha definita Marca, dovrà pur avere un nome. Ecco allora che fino al 10 maggio i soci hanno inviato una loro proposta e le tre più originali saranno sottoposte a una nuova votazione. Sempre meglio rispetto a quello che hanno dovuto sopportare i tifosi dell’Almeria. Lo scorso 2 agosto il magnate saudita Turki Al-Sheikh ha comprato il club e ha deciso di voltare pagina con la precedente gestione. Il presidente ha esonerato l’allenatore e ha cacciato gli 8 acquisti estivi della vecchia proprietà, sostituendoli con 13 nuovi giocatori. La lettera di licenziamento, però, è arrivata anche a Solecico, la mascotte del club (che rappresenta il sole che bacia l’Andalusia) che solo 4 anni prima era stata scelta grazie a un concorso di disegno per bambini. Il nuovo portafortuna della squadra è una tigre chiamata “Rozam” e, a differenza di Solecico, non ha nessun segno che richiami direttamente il territorio di Almeria.
Il pensionamento della mascotte, tuttavia, non è piaciuto a molti tifosi che hanno deciso di scrivere al club chiedendo di fermare il passaggio di consegne. È il segno che le mascotte non sono più una stravaganza a stelle e strisce, ma un utile strumento nelle mani dei club del Vecchio Continente. Se ne è accorta anche la Liga, dove lo scorso anno 12 squadre su 20 potevano contare su un proprio portafortuna in peluche e ossa. “Queste bambole giganti non servono solo a intrattenere il pubblico – scrive il sito della Liga – ma sono importanti per lanciare campagne di marketing, strategie di espansione a livello internazionale, e per incarnare l’immagine e i valori di un club”. Paradigmatico è il caso di SuperPepino, il cetriolino sottaceto simbolo del Leganes. La mascotte è nata appena un anno fa con l’obiettivo di fare da tramite fra club e tifosi. Così soltanto una parte del lavoro del cetriolino mascherato si svolge all’interno dello stadio. SuperPepino passa del tempo con i bambini e i ragazzi delle giovanili, visita le scuole, partecipa a eventi come “Il giorno del bambino”, gli incontri fra giocatori e tifosi, la firma dei contratti dei calciatori. Ma è stato protagonista anche di momenti divertenti.
Come quando gli hanno chiesto di lanciare delle magliette al pubblico sugli spalti con una specie di fucile ad aria compressa e lui è riuscito a mandarle tutte fuori dallo stadio fra gli applausi dei tifosi. In più il suo incontro con Mister Dillon, il cetriolo mascotte della squadra di baseball universitaria dei Portland Pickle, ha permesso al club spagnolo di esportare il proprio marchio oltre i confini nazionali. Il Leganes è così soddisfatto dei risultati portati da SuperPepino, che nel suo scarno negozio online iniziato immediatamente a vendere portachiavi e cover del suo supereroe, mentre presto arriveranno sciarpe, peluche e decine di altri prodotti. Una via diversa, al momento, è stata battuta dalla Juventus, che ha deciso di realizzare Team Jay, un cartone animato che racconta le avventure della mascotte. Il tutto con l’idea di spiegare ai bambini l’importanza del gioco di squadra. Piccoli passi avanti nello sfruttamento commerciale delle proprie mascotte, anche se i giganti della Nba restano irraggiungibili (grazie al suo contributo al merchandising ufficiale dei Phoenix Suns, lo stunt-man che dà vita a The Gorilla guadagna più di 150 mila dollari l’anno).
Il primo traguardo potrebbe essere raggiungere la Premier League, dove le mascotte rappresentano parte integrante dello spettacolo. Non senza qualche problema. Nel 2001, ad esempio, Robbie The Bobby, il pupazzone del Bury che impersonifica un poliziotto, è stato espulso addirittura per tre volte. La prima contro lo Stoke, per aver preso un giro i tifosi ospiti, la seconda per aver preso a pugni Barclay the Bluebird, la mascotte del Cardiff City, la terza per un’esultanza ritenuta “idiota” dall’arbitro Mike Dean nella sfida contro il Bury. Niente in confronto a quanto combinato da Cyril the Swan, il cigno dello Swansea che nel 1998 aveva calciato un pallone contro un giocatore del Millwall e poi aveva scatenato una rissa con Bryan Hamilton del Norwich. Fatti che avevano portato all’introduzione di un codice di comportamento per le mascotte. Nel 2001, durante l’intervallo della gara contro il Millwall, Cyril e Zampa the Lion, la mascotte avversaria, hanno battuto i tradizionali calci di rigore. Solo che la cosa è degenerata prima in un testa contro testa, con Zampa the Lion che ha provato a decapitare il cigno. Un tentativo andato a vuoto, così Cyril ha prima staccato la testa all’avversario e poi l’ha calciata in tribuna. Un gesto un tantino estremo.