C’è un virus che può danneggiare questo governo più del Covid: si chiama Silvia Romano, per dirla alla George Lakoff, il “frame” Silvia Romano e tutto quello che ne deriva. Se non volete chiamarlo “frame”, termine che Lakoff importò all’interno della comunicazione politica quasi 20 anni fa (nello splendido libro Non pensare all’elefante) utilizzate la parola “discorso”, “argomento”, “tema”, quello che volete.

Ma è chiaro che dopo tre mesi solo di numeri, cifre, morti, pandemia, epidemia, coronavirus, Covid, epidemiologi, il dibattito intorno a Silvia Romano irrompe come un fiume in piena nella scena politica italiana. È la tempesta perfetta, è lo stravolgimento del racconto di queste settimane. L’emergenza per la prima volta va in secondo piano.

Un argomento di una portata devastante che fa quasi uscire di scena il dibattito sulle mascherine a 50 centesimi, quello sulla manovra, sulla fase 2. Irruento. Anche sui social in queste ore sembra tornata la stagione della normalità e i commentatori hanno del nuovo materiale da consumare e, soprattutto, un nuovo terreno di scontro.

“Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone” (Eleanor Roosevelt). Quindi, ora, non mi soffermerò a parlare della conversione all’Islam di Silvia Romano, non parlerò del suo velo, della sua giacca militare, di cosa ha fatto durante la sua prigionia, se è incinta o meno. Non è di questo che stiamo parlando, molti di questi aspetti, come quello religioso per esempio, afferiscono alla sfera privata.

Voglio invece analizzare come un frame di tale portata possa danneggiare la popolarità di questo governo. Ma come? Perché la liberazione della ragazza italiana porta con sé tutto un bagaglio di valori, idee che potrebbero favorire una certa propaganda delle destre.

Ve le elenco: si è tornato a parlare di terrorismo, Islam, cooperazione e dell’opportunità o meno del governo italiano di pagare un riscatto per liberarla. Già ieri li abbiamo letti i commenti, possiamo chiamarli odiatori in rete, possiamo condannarli (e io sono il primo a farlo), ma se continua così dalle parti della Lega si potrebbe tornare a sorridere leggendo i sondaggi nelle prossime settimane.

Quando, commentando su Twitter una foto postata dalla ministra De Micheli della “cooperante” e il logo del Pd, Luca Bizzarri scrive “Il Pd ancora senza un amico, senza un ufficio stampa decente, senza una testa pensante che dica ‘questo no’. Viva Silvia, bentornata”, ha ragione. Che ingenuità. Se dalle parti del Pd pensano di cavalcare questa vicenda è proprio l’opposto. Potrebbe trasformarsi in un boomerang.

Questa vicenda non porterà voti né al Pd, né tantomeno ai 5Stelle: la società italiana è ancora troppo conservatrice. Argomenti come la conversione religiosa, per giunta all’Islam, la cooperazione, sono troppo spinosi. Ricordiamocelo: il principale leader dell’opposizione ha ripreso in mano il rosario, e lo ha fatto con un preciso calcolo.

Hanno fatto bene sia il nostro Primo ministro che il Ministro degli Esteri ad accoglierla con tutti gli onori del caso (e ha fatto male invece il ministro della Difesa a non esserci). È un gesto dovuto, è un successo dell’intelligence italiana. Ma oggi nessuno sui giornali, sui social, sui siti sta parlando di questo successo, al limite è sullo sfondo o è stato digerito in fretta. Resteranno solo le polemiche, le rovine di quello che è accaduto.

Da parte di Di Maio ho visto troppi post sulla sua pagina Facebook, troppo celebrativo, poi l’altro autogoal è stato farsi addirittura intervistare sulla vicenda da Barbara D’Urso. È proprio vero, tornano attuali le parole di Nanni Moretti: “con questi dirigenti, non vinceremo mai”.

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