Christian ha 9 anni, frequenta la quarta elementare e segue le lezioni da casa. Lo fa incollato al pc, all’interno del caravan dove vive assieme alla sua famiglia, da generazioni fedele all’arte circense. La stessa cosa, in un’altra roulotte, fanno Ivelise e Scarlize, gemelle di 5 anni. Due gocce d’acqua, già parti integranti del futuro del circo. “Quando siamo arrivati qui abbiamo preso contatti con l’ufficio scolastico regionale e iscritto tutti i nostri figli, a seconda dell’età, nelle classi di riferimento e adesso loro seguono le lezioni come tutti gli altri bambini. Le mie gemelline? Sono ancora piccole per far parte dello show, ma diventeranno due stelle”. Il padre di Ivelise e Scarlize, Oreste Gravagna, è il direttore del Circo Madagascar, dal 2 marzo scorso bloccato dall’emergenza Coronavirus in un piazzale alla periferia di Ancona. Tre giorni dopo il loro arrivo era in programma lo spettacolo inaugurale, ma l’esplosione della pandemia, proprio in quella prima settimana di marzo nelle Marche e nel suo capoluogo, hanno congelato tutto, comprese le attività di spettacolo.

Da 72 giorni l’enorme carrozzone è bloccato, senza la possibilità di esibirsi o di andarsene, senza show e dunque senza entrate: “Non siamo soltanto noi a vivere un dramma, ma tutto il Paese e svariate categorie. Aspettiamo che il brutto momento passi e dal governo arrivi un segnale di speranza. Noi siamo abituati a vivere periodi di crisi, siamo sempre in cammino”. Il piazzale dove è stato montato il tendone e tutto il resto, comprese le gabbie degli animali, si trova davanti allo stadio e al palazzetto del capoluogo marchigiano, in una frazione alla periferia sud di Ancona. Di lì passa una strada di collegamento con le arterie principali da una parte e, dietro, la ferrovia adriatica.

In tempi di lockdown le attività quotidiane però non si fermano. In giro tutto è in perenne movimento. Ognuno degli oltre 70 membri che compongono il Madagascar (sede legale a Trani), divisi in 16 famiglie, fa la sua parte: chi sistema il motore o gonfia lo pneumatico di uno dei truck, chi pulisce l’area, altri portano da mangiare alle bestie e c’è chi si allena nelle evoluzioni, in attesa di farlo davanti al pubblico. La situazione è complessa, drammatica per certi versi, in fondo da tre mesi le famiglie circensi non hanno entrate e purtroppo le uscite non si fermano. Eppure c’è fiducia nel futuro, anche grazie alla solidarietà.

Ancona resterà per sempre nel nostro cuore – aggiunge Gravagna -. In una fase così difficile la solidarietà che ci ha offerto è stata straordinaria. Dalle istituzioni, Comune e Protezione civile in particolare, ad altre organizzazioni come la Caritas che continua a portarci viveri e beni di prima necessità. Portano da mangiare a noi e agli animali. Il responsabile della cittadella sportiva ci ha concesso un’area verde attigua dove portare gli animali per le sgambate, altrimenti soffrirebbero troppo. Quando questo momento sarà alle spalle e noi potremo tornare ad esibirci, uno spettacolo lo dedicheremo, in forma gratuita, a tutti quelli che ci stanno aiutando. La nostra tournée ripartirà da Ancona e tutta la stagione la faremo lungo le regioni dell’Adriatico”.

A proposito di oneri, il circo Madagascar oltre al nutrito numero di persone deve occuparsi di oltre 100 animali. Non stiamo parlando soltanto di cavalli, asini, alcune mucche, zebre e lama. Rocco, ad esempio, è una giraffa molto curiosa e ad ogni richiamo flette il suo collo sinuoso per prendersi la sua razione di coccole. Più in là, all’interno di una enorme gabbia, Zeus, uno splendido leone albino, il re del circo, poltrisce al sole sollevando noiosamente la coda. Lo stesso fanno una leonessa dallo sguardo fiero e due tigri del Bengala incuriosite dalla nostra presenza. Più in là un ippopotamo è alla costante ricerca di cibo, mentre i cammelli e un elefante si apprestano a una breve passeggiata.

Proprio i cammelli, ad inizio maggio, sono stati al centro di una polemica sollevata in consiglio comunale: in pratica attraversando la strada avrebbero rischiato di essere travolti da alcuni veicoli. “Per raggiungere l’area verde per le sgambate – precisa Tamara Bizzarro, responsabile degli animali per il Circo Madagascar – è obbligatorio attraversare la strada, non ci sono alternative. Lo facciamo sempre in sicurezza, evitando pericoli per animali e cittadini. Quell’episodio è stato un po’ montato, nessuno ha rischiato. Gli animalisti poi ci accusano di maltrattare le bestie, ma non sanno che loro per noi sono sacre, ad ognuna di loro vogliamo un bene dell’anima. Lei li ha visti, le tigri, la giraffa, l’ippopotamo, le sembra che soffrano, che siano malnutrite o maltrattate?”. In effetti le loro condizioni sembrano ottime e così devono aver pensato pure i funzionari dell’Asur, l’azienda sanitaria regionale, che dal 15 marzo ad oggi ha effettuato diversi sopralluoghi, in collaborazione con i carabinieri forestali, senza evidenziare alcuna anomalia.

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