“Il Veneto ha fatto il possibile per aiutare le Regioni in maggiore difficoltà, in particolare la Lombardia, mettendo a disposizione posti letto nelle terapie intensive per fronteggiare l’emergenza Covid-19? E quanti ne ha messi a disposizione? Decine di pazienti lombardi sono stati ricoverati in Toscana, Puglia, Sicilia e perfino in Germania: il governatore Luca Zaia ci dica cosa e quanto è stato fatto in Veneto”.
L’interrogazione che il Partito Democratico ha presentato in consiglio regionale del Veneto ha i toni pacati di chi chiede dati e informazioni. Eppure racchiude un nocciolo polemico non dissimile da quello che un mese e mezzo fa colpì la gestione dell’emergenza nella Rsa, le Residenze sanitarie assistenziali falcidiate dai decessi per il coronavirus. Anche perché la disponibilità di posti letto nelle terapie intensive è stato il grande incubo delle settimane in cui la curva dei ricoveri stava crescendo inesorabilmente, rischiando di saturare la disponibilità di posti nei reparti di estrema assistenza. E se il Veneto è riuscito a evitare di raggiungere il tetto massimo, ha messo a disposizione i posti vuoti?
A porre le domande sono i consiglieri regionali del Pd con un’interrogazione che ha come primo firmatario il consigliere Graziano Azzalin: “Non vogliamo grandi discorsi, ma numeri: i dati, giorno per giorno, sull’occupazione dei posti letto di terapia intensiva dal 21 febbraio 2020 ad oggi, e su quanti sono stati messi a disposizione di pazienti di altre regioni, assieme al motivo di eventuali rifiuti. Sono domande a cui è doveroso dare risposte”. La richiesta nasce da alcuni accenni polemici rimasti sotto traccia in marzo e aprile, viso le urgenze che c’erano da affrontare.
“Lo stesso sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, si è domandato come mai quasi nessun lombardo è stato accolto in Veneto, nonostante l’appello dei primari di Terapia intensiva della Lombardia a superare i confini fra regioni – scrivono i consiglieri dem in Regione Veneto – considerando prioritari i criteri di vicinanza geografica e l’ordinanza del 4 marzo della Protezione civile che prevedeva la messa a disposizione obbligatoria di risorse umane, strumentali e tecnologiche rispondenti alle urgenze”.
Quindi ricordano che i posti di terapia intensiva, in Veneto, “tra gli esistenti e quelli attivati durante l’emergenza, hanno raggiunto quota 825: fortunatamente il tasso di saturazione è sempre stato lontano”. Citano poi i dati della piattaforma Prosafe: “A metà marzo, su 1.708 contagiati Covid ammessi in 92 reparti di Terapia Intensiva, ben il 38,4% si trovava in Lombardia contro il 3,5 del Veneto. Eppure dal 24 marzo al 3 aprile non risulta che la centrale remota per le operazioni di soccorso sanitario Cross abbia smistato in Veneto una parte dei 116 pazienti Covid lombardi, trasferiti invece altrove. Le eccezioni sono poche, come Peschiera che al 28 marzo ospitava 16 persone provenienti dalle province di Brescia e Mantova, diventate 10 il 9 aprile. Sono numeri bassi, su cui è necessario fare assoluta chiarezza”.
È in arrivo anche un’interrogazione parlamentare di Alfredo Bazoli, bresciano, capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera. Il deputato aveva già posto la questione a fine marzo: “Leggo di alcuni pazienti Covid in partenza dalla Lombardia per Lipsia, di ong americane che installano ospedali da campo a Cremona, di medici provenienti da Cuba o di aiuti dalla Russia… Ma non sono ancora riuscito a farmi spiegare da nessuno, nonostante chieda da giorni, come sia possibile che mentre riceviamo aiuti da mezzo mondo non siamo in grado di sfruttare i letti di terapia intensiva di ospedali a mezz’ora di macchina da Brescia, come a Verona”.
Una denuncia precisa: “A Brescia e Bergamo si muore per la saturazione dei posti, e in Veneto sono ancora liberi due terzi dei letti di terapia intensiva. Dobbiamo mandare i pazienti in Germania, quando a due passi da qui ci sarebbe ampia disponibilità. Tutto ciò è privo di senso e inaccettabile, possibile che nessuno ne risponda, possibile che non si riesca a rompere questo muro invisibile ora, subito, in queste ore? – si chiedeva Bazoli – Credo che la regionalizzazione spinta della sanità andrà ripensata completamente, finita questa emergenza”.
Luca Zaia durante la conferenza stampa quotidiana ha risposto a queste prime avvisaglie polemiche, minimizzandone però la portata: “Abbiamo ospitato i pazienti che potevamo ospitare, compresi quelli arrivati autonomamente a Peschiera del Garda dal Bresciano. Comunque c’era la Cross che smistava i pazienti nelle varie strutture. Abbiamo avuto anche noi più di 1.700 morti e ci sono stati momenti in cui contavamo i posti delle terapie intensive sulle dita di una mano”.