No alla respirazione bocca a bocca nel caso in cui un bagnante dovesse sentirsi male mentre è in acqua o in spiaggia. È una delle raccomandazioni contenute nelle 20 pagine del “Documento tecnico sull’analisi di rischio e le misure di contenimento di contenimento del contagio” sulle spiagge, redatto dall’Inail e dall’Istituto superiore di sanità.
A pagina 17 – oltre al consueto uso dei dispositivi di protezione, lavaggio delle mani e degli indumenti – sono elencate le norme raccomandate per i lavoratori e tra queste quelle riguardanti l’attività di salvamento in mare svolta dai bagnini, che generalmente si occupano anche di prestare il primo soccorso anche se qualcuno si sente male in spiaggia.
L’indicazione è chiarissima: “In attesa di nuove evidenze scientifiche, si raccomanda di valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca di attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni) con le modalità riportate nelle linee guida”. Tradotto: no alla respirazione bocca a bocca.
Va detto che il consiglio di Inail e Iss, come riportato nel documento, si rifanno alle raccomandazioni impartite dall’Italian Resuscitation Council (IRC) e dall’European Resuscitation Council (ERC) per ridurre i rischi per il soccorritore, “senza venire meno della necessità di continuare a soccorrere prontamente e adeguatamente le vittime di arresto cardiaco”.
La regola restringe dunque le possibilità, anche se – come è ben noto ai soccorritori – la respirazione bocca a bocca è solo uno degli strumenti a disposizione oltre all’uso delle mascherine con ossigeno o del reservoir, cioè il “palloncino” autoespandibile utilizzato per aiutare la respirazione, considerati tra l’altro più efficaci.