In tre mesi esatti è riuscito a scrivere 5.252 pagine di motivazione di uno dei processi più delicati degli ultimi anni. Una sentenza monumentale quella sulle condanne del processo per la Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Oggi l’autore, il giudice Alfredo Montalto, è stato nominato dal plenum del Csm presidente della Sezione Gip del tribunale di Palermo. Nella stessa sezione il magistrato ha già lavorato in passato per oltre 10 anni. Già presidente di sezione negli uffici giudicanti di Palermo, il nome Montalto è associato a quello di alcuni dei più importanti processi per gli omicidi eccellenti di mafia, come quelli del vice questore Boris Giuliano e del commissario Beppe Montana. Ma si è occupato anche del processo a Giovanni Brusca per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo.

“Io dico sempre che se dovessi scegliermi un giudice, mi farei giudicare dal presidente Alfredo Montalto, un collega professionalmente attrezzato, che sa dirigere la ‘musica’ in maniera eccellente”, disse qualche tempo fa il presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale. Una musica diretta in maniera magistrale durante il lungo dibattimento sulla Trattativa, fitto di battibecchi tra accusa e difesa, ma anche di puntuti siparietti nelle sale ovattate del potere istituzionale. Che lui, lo schivo Montalto, ha affrontato sempre con senso della misura. E un pizzico di ironia.

Memorabile lo scambio di cerimonie nel 2014 fra il presidente e l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano il giorno dell’udienza “a domicilio” fra gli stucchi e gli arazzi del Quirinale. “Lei è il dominus e noi ci atteniamo alle sue indicazioni”, disse complimentoso Montalto all’allora capo dello Stato che aveva chiesto una pausa. L’uomo del Colle prima ci scherzò su: “Io sono dominus, ma ho bisogno solo di dieci minuti”, e poi, con altrettanta deferenza, lo ringraziò: “Le sono molto grato per la costruttiva interlocuzione che c’è stata tra noi in preparazione di questa udienza”. La stessa cortesia istituzionale il magistrato riservò due anni dopo al nuovo capo dello Stato Sergio Mattarella, quando il Quirinale inviò alla Corte d’assise di Palermo stralci delle agende di Carlo Azeglio Ciampi. “Ringrazio pubblicamente il presidente Mattarella – disse Montalto nell’aula bunker – per la collaborazione assicurata al fine di consentire l’acquisizione di documenti utili per l’istruttoria, ma non accessibili al pubblico”.

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