Dopo l'ennesimo rinvio del provvedimento che contiene le misure più importanti per far fronte alla crisi economica per il coronavirus, è il governo ad annunciare che lo stallo si è sbloccato. Una versione confermata dal capo politico M5s che negli ultimi giorni aveva guidato l'opposizione alla norma che regolarizza gli stranieri lavoratori per una durata di tempo definita
Al termine di quella che sembrava l’ennesima giornata di stallo, il governo ha annunciato l’accordo politico sul decreto Rilancio. Testo che ora si prepara ad arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri, salvo un altro slittamento, oggi mercoledì 13 maggio. Il provvedimento, una vera e propria manovra da 55 miliardi di euro, è stato bloccato per tutta la giornata di martedì in un lunghissimo pre-consiglio e sottoposto al vaglio dei tecnici che hanno dovuto revisionare tutte le misure. Ma sopratutto, a preoccupare la maggioranza era la norma che prevede un permesso di soggiorno di 6 mesi per i lavoratori stranieri non regolarizzati. I 5 stelle infatti, nonostante l’intervento dello stesso Giuseppe Conte, non sembravano intenzionati a rivedere la loro opposizione alla misura. Intorno a mezzanotte è stato lo stesso capo politico M5s Vito Crimi ad annunciare l’intesa: “E’ stato raggiunto un accordo che ritengo soddisfacente”.
Il decreto Rilancio, già decreto Aprile slittato a maggio, contiene tutte le misure economiche più importanti per far fronte alla crisi economica dovuta al coronavirus. L’esecutivo ha sempre dato la colpa alla complessità del testo (oltre 200 articoli) per motivare i ritardi, ma i timori nella maggioranza era che su alcuni dei temi centrali non si arrivasse a un punto di incontro. Solo la settimana scorsa ad esempio, era stata la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova a minacciare le dimissioni se la sua proposta sui lavoratori stranieri non fosse stata accolta. Una minaccia che aveva portato il suo partito, Italia viva, a colloquio con lo stesso Conte. Proprio quella norma ha creato molti malumori tra le forze di governo: domenica c’è stato un incontro tra le delegazioni per arrivare a una mediazione. Passate neanche 24 ore però, tutto da rifare con i 5 stelle sulle barricate a dire che non avrebbero mai permesso il via libera una misura simile e il premier costretto a intervenire. “Legittima la riflessione”, ha detto in una nota. “Ma è una norma che disarma il caporalato”. E, ha aggiunto, “non è né di destra né di sinistra”.
Si è arrivati così fino alla sera del 12 maggio: da una parte il governo con la fretta di arrivare finalmente all’approvazione, dall’altra i rallentamenti dovuti all’esame tecnico e alle opposizioni M5s. La situazione si sblocca in serata e ad annunciarlo per primo è lo stesso Palazzo Chigi: “Il Consiglio dei ministri è rinviato al 13 maggio”, hanno assicurato fonti del governo, ma “l’accordo politico sulle misure contenute nel decreto è stato raggiunto. È ancora in corso il pre-consiglio che ultimerà nelle prossime ore l’esame delle varie norme. L’elevato numero di norme e la complessità di misure sta dilatando i tempi del pre-consiglio”. Un messaggio di rassicurazione che, in un primo momento, suonava molto simile da quanto detto nella nota di Palazzo Chigi dodici ore prima, nella quale si garantiva che il testo fosse in “dirittura d’arrivo”. Poi però, un nuovo segnale: il capo politico dei 5 stelle Crimi è intervenuto per confermare l’accordo e quindi la fine dello stallo: “Sul tema dei lavoratori stagionali, colf e badanti è stato raggiunto un accordo che ritengo soddisfacente“, ha dichiarato, “frutto di un testo modificato e migliorato rispetto a quello di domenica scorsa, che accoglie nostre esplicite richieste e mette al centro il lavoro regolare”.