Dopo oltre due anni di accertamenti è stata chiusa dalla procura di Firenze l’indagine sui presunti “esami facili” alla facoltà di Scienze politiche e relazioni internazionali all’ateneo privato Link Campus University di Roma, ente presieduto dall’ex ministro Vincenzo Scotti. I pm toscani hanno iscritto nel registro degli indagati 71 persone che rispondo, a vario titolo, di falsità materiale e ideologica riguardo numerosi episodi di verbali di esame alterati e di associazione a delinquere. Tra gli indagati c’è lo stesso presidente della scuola, che rilasciava lauree riconosciute dallo Stato, ma anche vertici amministrativi dell’ente, docenti, ricercatori, dipendenti e molti studenti.
Scotti è indagato per associazione a delinquere in concorso finalizzata ai falsi esami e ritenuto dai pm “promotore, costitutore e organizzatore dell’associazione” insieme, tra gli altri, a Pasquale Russo direttore generale della Link, Claudio Roveda membro del consiglio di amministrazione e rettore, Pierluigi Matera componente del Senato accademico, Maurizio Claudio Zandri coordinatore del corso di laurea, oltre a docenti, ricercatori, amministrativi.
Dalle indagini del sostituto Christine von Borries, del procuratore aggiunto Luca Turco e del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, le modalità di effettuazione degli esami in questa ateneo privato non erano corrette per vari aspetti. Contestata, la mancata frequenza alle lezioni e il fatto che la struttura consentiva di sostenere gli esami a Firenze (una volta è successo anche a Bologna) anziché nella sede di Roma della Link Campus, come ritenuto d’obbligo. Inoltre risulterebbe che i docenti consegnassero prima delle prove d’esame le domande o i temi agli esaminandi, e, sempre le accuse, gli stessi docenti avrebbero permesso di consultare liberamente Internet e, in buona sostanza, di copiare dal web le risposte.
Le indagini coprono gli anni accademici 2016-2017 e 2017-2018. Tra le anomalie rilevate dagli inquirenti anche quella per cui gli studenti non dovessero assistere a nessuna lezione, tenute a Roma, nonostante il regolamento didattico. Tra gli studenti ci sono numerosi poliziotti in servizio alla questura di Firenze. Secondo i pm si sarebbero iscritti alla Link Campus tramite il Siulp. Il segretario generale del sindacato di polizia, Felice Romano risulta indagato con l’accusa di associazione a delinquere in concorso con i vertici della link Campus per l’effettuazione di ‘esami agevolati’ per i poliziotti iscritti che lo stesso Siulp avrebbe indirizzato alla Link Campus. Per i difensori i poliziotti erano in buona fede. “I miei assistiti, nel perseguimento dei propri studi – dice l’avvocato Federico Bagattini, che difende numerosi agenti della questura di Firenze -, si sono scrupolosamente attenuti alle indicazioni dei funzionari della Link Campus University” riguardo ai corsi e allo svolgimento degli esami.
La Link Campus University dichiara la “sua assoluta estraneità alle accuse formulate dalla procura di Firenze e conferma la piena trasparenza di tutto il suo operato. Non c’è stato nessun falso e nessun esame facile”. In una nota l’ateneo ricorda che dopo la conclusione delle indagini preliminari, “tutti i soggetti della Link Campus, coinvolti nel procedimento penale, potranno prendere visione degli atti, difendersi e dimostrare l’infondatezza delle accuse“. “Tutte le autorità accademiche della Link Campus University hanno operato nel pieno rispetto della legge e dei regolamenti. Le autorità dell’ateneo hanno sostenuto tutti gli studenti e, con percorsi formativi adeguati, anche coloro che non possono frequentare i corsi (in Italia sono la maggioranza) senza lasciare indietro nessuno. Sono destituite di fondamento le accuse di agevolazione del percorso di laurea seguito dagli agenti di Polizia di Stato iscritti al Siulp cui sono stati riconosciuti crediti formativi e percorsi di valorizzazione della loro specifica professionalità, come avviene nella maggior parte delle Università italiane”.
“Oggi che emerge con forza l‘importanza dell’insegnamento a distanza, la Link Campus University – prosegue la nota – può affermare di averla adottata da tempo, sia per l’insegnamento che per gli esami scritti, anche in sedi diverse (cosa che fanno anche altre importanti università perché non è vietata da alcuna legge) con diverse esperienze tutte pienamente legittime. Tale modalità innovativa è stata considerata positivamente anche dai valutatori ministeriali della Commissione Esterna di Valutazione che, sul tema degli studenti lavoratori, hanno segnalato l’esigenza di “individuare sistematicamente i bisogni dei non frequentanti (che sono molto vari peraltro) per tipologia di studenti e aspirazioni, e di fare di questa attenzione una politica esplicita”. “Gli esami si sono dunque tenuti sempre nel rispetto della legge, come avviene ovunque e da decenni, con modalità che erano state definitivamente confermate anche dalla Sentenza n. 3134/98 della Corte di Cassazione . Nessuno studente è stato favorito, e fra questi ci sono stati promossi e bocciati come in ogni corso”.
La Link Campus University, tutti i suoi organi e tutto il suo corpo accademico “respingono quindi in modo forte e coeso ogni ipotesi di associazione per violare la legge, in una Università che è nata per essere libera e non condizionabile. Una università nata dalla visione rigorosa e innovativa di un uomo, il Presidente Vincenzo Scotti, che ha combattuto per la legalità con coraggio in tutta la sua vita, come dimostra, tra l’altro, la requisitoria dei PM sulla presunta trattativa Stato-Mafia”.
Aggiornato il 14 maggio 2o2o