Chakama si trova a circa 60 chilometri dalla città costiera di Malindi, che è popolare tra i turisti soprattutto italiani. I rapimenti in Kenya sono una pratica diffusa basta leggere il rapporto del National Crime Research Centre di Nairobi. Rapimenti perpetrati da organizzazioni criminali locali come l’Ogaden National Liberation Front (ONLF) o dalla gang Mungiki per lo più su popolazione benestante autoctona, soprattutto di ragazze e di adolescenti sotto i 18 anni, ma negli ultimi anni c’è stato un forte orientamento verso le presenze straniere tanto da avere un effetto dannoso sulla cruciale economia turistica del paese.

Nel 2008 le milizie somale di Al Shabaab rapirono ad El Wak, nel distretto keniota di Mandera, due suore italiane Maria Teresa Olivero e Catarina Girardo, poi liberate dietro pagamento di 1,5 milioni di dollari. Tre anni dopo due infermiere spagnole che lavoravano per medici Senza Frontiere vennero rapite nel campo profughi di Dadaab. Nel 2017 fu la volta di un terribile attentato quando le forze armate di Al-Shabaab attaccarono il campus della Garissa University College (GUC) in Kenya, uccidendo quasi 147 studenti cristiani durante le loro preghiere mattutine. Nel 2019 vennero poi rapiti due medici cubani. Per il rilascio Al Shabaab richiese sempre 1,5 milioni di dollari.

Nel 2020 la cooperante Silvia Romano è stata liberata dalle stesse milizie dopo una prigionia di un anno e mezzo. L’azione è stata condotta attraverso una collaborazione tra l’intelligence italiana e quella turca. Proprio la Turchia è molto influente in Somalia, con un suo contingente militare e una ben mirata politica energetica, sapendo bene che l’ex colonia italiana galleggia sul petrolio. La visibilità mediatica delle azioni condotte da Al Shabaab in Kenya è risultata di gran lunga superiore a quella somala. Le comunità degli espatriati somali in Kenya sono diventate il miglior canale di penetrazione di al Shabaab.

L’organizzazione jihadista si serve soprattutto di milizie giovani. Tra il 2010 e il 2016, un totale di 4.213 ragazzi, sono stati ammessi al gruppo terroristico. Nel 2017 secondo fonti ufficiali oltre 500 bambini sono fuggiti dalle loro case per evitare di essere reclutati in questo gruppo militante. Al-Shabaab ha conquistato il cuore della maggior parte dei somali grazie ai loro servizi sociali alla comunità, raccogliendo denaro che viene dato ai poveri. I giovani sono influenzati e alla fine decidono di unirsi a questo gruppo per uno stipendio che arriva fino a 700 dollari al mese. Al-Shabaab recluta anche giovani radicali del Kenya che spesso si convertono attraverso una vera e propria manipolazione psicologica.

In merito ai finanziamenti i terroristi somali hanno ricavato negli anni milioni di dollari dalla tassazione e vendita del carbone. A ciò si aggiungono il contrabbando di zucchero con il Kenya, il controllo sul traffico della droga (il khat) e la gestione dei rapimenti dai quali ottiene come visto ingenti somme di riscatto.

Nel 2019 Al Shabaab ha arruolato ben 1.700 nuovi militanti sferrando numerosi attacchi, colpendo importanti obiettivi a Mogadiscio: il 28 febbraio, il centralissimo Maka al Mukarramah Hotel; il 24 luglio, il Municipio; il 30 settembre, un convoglio della European Union Training Mission, di cui facevano parte anche militari italiani, rimasti illesi; il 28 dicembre, un affollato crocevia, in un attentato che è costato la vita a circa 80 persone.

Per tornare alla vicenda di Silvia Romano, oggi è finita sotto accusa anche l’Ong per cui lavorava rea di non aver stipulato l’assicurazione che copre da infortuni e malattia. La Procura di Roma sta indagando mentre una schiera di giovani chiede di fare esperienze in luoghi altamente pericolosi senza avere la conoscenza e le capacità adeguate. L’evoluzione del terrorismo è bene evidente, ma spesso l’evoluzione professionale delle organizzazioni terroristiche non coincide con quella dei giovani cooperanti, affascinati dal bisogno umanitario, ma inconsapevoli degli enormi rischi.

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