Politica

Silvia Romano, l’insulto del deputato della Lega: “Neo-terrorista”. Caos alla Camera. Fico: “Parole d’odio violente e inaccettabili”

Il parlamentare del Carroccio Pagano ha attaccato il governo perché al funerale di un poliziotto morto per il coronavirus non era presente nessun rappresentante dell'esecutivo, mentre, ha aggiunto, "quando è tornata una neo-terrorista, perché questo è El Shabaab, sono andati ad accoglierla". La presidente di turno Carfagna lo richiama. I dem: "Razzisti e sessisti, chiedete scusa". M5s: "Parole vergognose"

L’ennesimo insulto, questa volta lanciato direttamente dai banchi del Parlamento. È toccato anche questo a Silvia Romano, la ragazza liberata dopo 18 mesi di sequestro tra la Kenya e la Somalia. A 72 ore dal rientro in Italia la cooperante ha dovuto subire centinaia di minacce sui social network che hanno portato le autorità a ipotizzare la necessità di assegnarle una sotto scorta. Tutti giudizi che, secondo l’Osservatore Romano, “partono da un dato in comune, da un comune sguardo, disumano. Perché disumano è lo sguardo dell’uomo quando non vuole vedere. La capacità di sentire sulla propria pelle il dolore degli altri. E questa storia è piena di dolore, basta saper guardare”. Una situazione delicata che diventa anche più grave con le offese arrivate alla giovane dai banchi della Camera. Pronunciate addirittura da un deputato della Repubblica, che ha usato il suo scranno in Parlamento per insultare la cooperante. “La neo-terrorista“, è come l’ha definita Alessandro Pagano, eletto a Montecitorio con la Lega. Nell’aula è scoppiato il caos. Pagano è stato ripreso dalla vicepresidente della Camera Mara Carfagna, cosa che non ha impedito vivaci proteste di molti deputati, soprattutto del Pd. Poi è intervenuto anche Roberto Fico, assente durante la seduta: “Le parole d’odio rivolte a Silvia Romano nell’aula della Camera sono violente e inaccettabili. Montecitorio è il luogo del dibattito e del confronto, anche acceso, non la sede per formulare insulti a una giovane che viene da diciotto mesi di inferno“. La madre della giovane, Francesca Fumagalli, ha liquidato la questione con i tanti giornalisti che la hanno interpellata con poche parole: “Non ho sentito e non mi interessa. Guardi, non amo la politica, non la seguo”.

L’insulto del leghista – Ma come si è arrivato all’insulto pubblico di una ragazza rapita per un anno e mezzo dai terroristi? Durante una normale discussione parlamentare. Mentre illustrava un ordine del giorno al decreto Covid, Pagano ha criticato il governo perché al funerale di un poliziotto morto per il coronavirus non era presente nessun rappresentante dell’esecutivo. Quindi ecco l’offesa: “Quando è tornata una neo-terrorista, perché questo è El Shabaab, sono andati ad accoglierla”. Immediate le voci di protesta si sono levate dall’emiciclo. E immediata anche la reazione della presidente di turno, Carfagna, che ha definito “improprio” e “inaccettabile” l’epiteto espresso in aula nei confronti della volontaria italiana.

Pd: “Razzisti e sessisti, chiedete scusa” – Dopo che il deputato della Lega ha concluso l’intervento ha preso la parola Emanuele Fiano del Pd, che ha definito “inaccettabili” le offese di Pagano perché ha utilizzato l’Aula per “diffamare e calunniare una persona in termini di codice penale, una persona che è stata 18 mesi prigioniera dei terroristi”. Carfagna ha a sua volta ribadito di aver già ripreso il leghista, autore di parole “inaccettabili“. “Evidentemente – ha concluso – l’onorevole Pagano se ne assume la responsabilità“. “E’ inammissibile un simile comportamento da un deputato della Repubblica. Bene ha fatto il presidente Fico a condannare le gravissime accuse contro Silvia Romano”, dice il capogruppo dem Graziano Delrio. Protesta anche il deputato dem Filippo Sensi che poi su twitter riassume l’episodio così: “Il vomito“. “È un’italiana! Non una neo-terrorista. L’onorevole Alessandro Pagano ha il dovere di chiedere scusa a Silvia Romano”, ha twittato un altro dem, Enrico Borghi. “Sono solo dei vecchi razzisti e degli squallidi sessisti. Solidarietà a Silvia Romano”, ha scritto sempre sui social Matteo Orfini. “Salvini deve cacciare quel suo deputato Pagano che ha definito Silvia Romano neo terrorista. Cosa aspetta? Cosa deve succedere ancora”, dice Alessia Morani, sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo economico. “Dopo 18 mesi di prigionia, non bastano gli insulti sui social. Silvia Romano è costretta a incassarli anche dai banchi della Camera. E con lei la comunità musulmana. Come se fossero tutti terroristi. Che vergogna”, dice Erasmo Palazzotto di Leu, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. “Con quelli della Lega servirebbero delle mascherine speciali: tecnologicamente dotate di un meccanismo tale che quando dici una cazzata ti blocca”, dice Nicola Fratoianni.


Il dibattito al Senato – La vicenda è arrivata in pochi minuti anche nell’aula del Senato, dove Italia Viva e Pd hanno chiesto alla presidente Elisabetta Alberti Casellati di stigmatizzare le parole del deputato della Lega. “La stigmatizzazione di questo intervento esula dalle mie competenze: è prerogativa del presidente Fico trattandosi di un fatto avvenuto alla Camera”, ha risposto la seconda carica dello Stato. “Ecco Alessandro Pagano, deputato siciliano della Lega, che nel suo intervento in aula definisce Silvia Romano una ‘neo-terroristà. Se vi stavate chiedendo chi sono i mandanti morali degli odiatori che in questi giorni hanno insultato, minacciato e messo in pericolo Silvia Romano, questa è la risposta. Oltre la decenza, meschinità pura”, ha scritto su facebook il capogruppo dei renziani, Davide Faraone.

M5s: “Parole vergognose” – Replicano al parlamentare del Carroccio anche i 5 stelle in commissione Esteri che definiscono le sue parole come “semplicemente vergognose, soprattutto perché evocano un crimine tremendo come il terrorismo“. “Oggi si è superato ogni limite”, dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Provo forte imbarazzo per le parole pronunciate oggi alla Camera da un deputato della Repubblica italiana. Quelle parole segnano una triste pagina della storia italiana – scrive il titolare della Farnesina in un post su Facebook – In questi giorni abbiamo letto e ascoltato cose raccapriccianti contro Silvia Romano. Ma oggi si è superato ogni limite”. “Chiederò di discutere di questo caso in ufficio di presidenza per poter prendere gli opportuni provvedimenti. La mia solidarietà e quella delle Istituzioni a Silvia e alla sua famiglia”, dice la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni.

Il leghista siciliano ex di Alfano rincara la dose: “Si è convertita all’Islam moderato” – Pagano, da parte sua, non ha neanche minimamente pensato di scusarsi. Anzi su facebook ha rincarato la dose: “Silvia Romano non si è convertita all’Islam moderato, ma all’Islam radicale e terrorista di ‘shabaab‘. Questi sono fatti, non mie personali opinioni”. Poi, dopo averla insultata, il leghista riporta le partite di Salvini che invita a “lasciare stare Silvia, cui auguro vita lunga e felice, e guardiamo al vero nemico, al vero pericolo per i nostri figli, per l’Italia, per il mondo, per la Libertà: l’Islam fanatico, integralista, violento, assassino. Nessuno spazio, nessuna tolleranza, nessuna pubblicità o sostegno a questi delinquenti che nel nome del loro Dio portano morte, buio e paura in tutto il mondo”. Non si capisce a chi si rivolge Salvini quando chiede di “lasciare stare Silvia”, visto che a non lasciarla stare è stato un suo deputato. Siciliano di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, Pagano è entrato nella Lega del 2016. Prima era stato assessore in Regione con Totò Cuffaro presidente, deputato con Forza Italia, col Pdl e persino con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Quindi la conversione sulla via di Alberto di Giussano. Non senza ostacoli giudiziari. Insieme ad altre 86 persone, infatti, sul deputato leghista pende una richiesta di rinvio a giudizio. Il procedimento è approdato davanti al gup di Termini Imerese il 4 dicembre del 2019: le accuse a vario titolo vanno dal voto di scambio all’attentato ai diritti politici.