Scienza

Staminali, embrione di topo “biofattoria” per produrne milioni di cellule umane mature

È considerato passo fondamentale per costruire modelli più affidabili per lo studio di molte malattie, come Covid 19 e malaria, e per rivoluzionare le terapie

La ricerca sulle cellule staminali prosegue. E gli scienziati di un ateneo statunitense hanno compiuto un ulteriore passo per poterle utilizzarle come armi contro vecchie e nuove malattie come la malaria e Covid 19. Da un embrione di topo sono state prodotte milioni di cellule staminali umane mature. La tecnica, descritta sulla rivista Science Advances dall’Università di Buffalo, permette di risolvere un problema che aveva finora impedito di produrre queste cellule in vivo in quantità sufficienti all’interno di un organismo vivente. È considerato passo fondamentale per costruire modelli più affidabili per lo studio di molte malattie, come Covid 19 e malaria, e per rivoluzionare le terapie basate sulle cellule staminali.

Con questo nuovo metodo i ricercatori sono riusciti a generare nell’embrione di topo milioni di cellule umane in 17 giorni, tra cui globuli rossi, cellule degli occhi e del fegato. Finora invece per produrre cellule umane in embrioni di topo si erano riusciti ad ottenere solo piccole quantità di cellule immature, difficili da quantificare. “In sostanza hanno usato l’embrione di topo come una ‘biofattoria’ per produrre emocomponenti. Un risultato interessante, ma ancora sperimentale e che va approfondito”, commenta Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell’Università di Pavia.

Come spiega il coordinatore dello studio, Jian Feng, riuscire a produrre cellule umane in vivo è importante perché quelle realizzate in laboratorio non si comportano allo stesso modo. Proseguendo su questa strada, secondo gli autori dello studio, “si potrebbe avere una maggiore produzione di alcuni tipi di cellule umane mature per creare dei modelli di topi più efficaci per studiare malattie che colpiscono l’uomo, come la malaria o il Covid 19”. Secondo Feng si potrebbero creare anche componenti del sistema respiratorio umano per studiare Covid , che colpisce l’uomo ma non i topi, o magari produrre topi con globuli rossi ancora più maturi per quelle malattie che nell’uomo colpiscono questi tipi di cellule. “Ci sono ancora molte domande a cui rispondere prima che questa tecnologia possa diventare utile – conclude Feng – ma questa è la prima volta che si riescono a generare così tante cellule umane mature in un embrione di topo”.