L'organizzazione ha condannato l'attentato dell'Isis del 12 maggio nel quale sono morte 16 persone, di cui due neonati: "L'aggressione è avvenuta mentre donne incinte e neonati cercavano cure mediche, in uno stato tra i più vulnerabili nella vita". Oms: "Scioccati e sconvolti". Save the children: "Atto vile, subdolo e calcolato"
“Un attacco sconvolgente contro madri e neonati”. Medici senza frontiere è intervenuta per condannare l’attentato di martedì 12 maggio all’ospedale di Dasht-e-Barchi a Kabul in Afghanistan. “Un insensato atto di vile violenza nel nostro reparto di maternità”. L’attacco, continua l’organizzazione, “è durato diverse ore con una serie di esplosioni e di spari” e proprio “mentre donne incinte e neonati cercavano cure mediche, in uno stato tra i più vulnerabili nella vita”.
A rivendicare l’attentato, nel quale sono morte almeno 16 persone, è stato lo Stato islamico nel Khorasan. “L’attacco è costato la vita a molte persone. Piangiamo la perdita di diversi pazienti e abbiamo indicazioni che almeno un collega del nostro staff locale afghano è stato ucciso“. Durante l’attentato, ha precisato ancora l’organizzazione, una donna ha dato alla luce il suo bambino ed entrambi stanno bene. Al momento, tutte le attività mediche nella maternità nell’ospedale sono state temporaneamente sospese: i pazienti sono stati evacuati negli ospedali vicini e il personale è stato messo in salvo.
Solidarietà è arrivata anche dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus: “Mentre il mondo celebrava le infermiere, sono rimasto scioccato e sconvolto nel sentire dell’attacco”. E anche Save the children è intervenuta per condannare l’attentato definendolo “brutale”: “I neonati e le donne in travaglio sono stati uccisi a sangue freddo. È stato un attacco subdolo, vile e calcolato contro donne, bambini e operatori sanitari. I nostri pensieri sono con le famiglie delle vittime”, ha dichiarato Timothy Bishop, direttore in Afghanistan per Save the Children.
Non è la prima volta che Msf perde qualcuno del proprio staff, ricorda l’ong: dal 2004 al 2009 l’onlus ha interrotto l’attività in Afghanistan, iniziata nel 1980, dopo l’uccisione di cinque membri di Msf nella provincia di Badghis. Il reparto di maternità da 55 posti letto nell’ospedale Dasht-e-Barchi è stato aperto nel 2014: dall’inizio dell’anno, le equipe dell’organizzazione non governativa ha aiutato a nascere 5.401 bambini, 524 di loro sono stati curati nell’unità neonatale perché in condizioni critiche. Nel 2019, l’onlus ha portato avanti sette progetti in sei province del paese, effettuando oltre 100.000 visite ambulatoriali, assistendo oltre 60.000 parti ed effettuando quasi 10.000 interventi chirurgici.