L’arte fa emozionare, e l’emozione condensa ed espande gli stati d’animo: il sorriso e il pianto, la riflessione o anche la gioia, lo stupore, la meraviglia. Il premier Giuseppe Conte per illustrare gli aiuti a chi fa teatro, cinema, musica ha detto invece che gli artisti “ci fanno tanto divertire e tanto appassionare”. Poteva dirlo meglio? Credo di sì. È una frase essenziale? Credo di no.
Quel che è davvero infantile, molto più del pensiero del presidente, è la modalità con la quale si è esercitata la critica. Si è proceduto ad amputare la passione (“l’artista fa tanto appassionare”) e a lasciare nella bocca di Conte solo il divertimento (“l’artista fa tanto divertire”).
La censura è servita a rendere più naif il personaggio, a segnarne l’inadeguatezza, con un sottinteso: è un presidente da Bagaglino.
Per affermare questa opinione si è proceduto a una operazione di censura, di taglio, di manipolazione. Un sotterfugio ridicolo e anche un po’ disprezzabile.
Conte è già narciso di suo, non è necessario obbligare anche chi non è cultore del suo lessico, spesso inutilmente spavaldo, a difenderlo.