Indagine della procura di Torino: 211 perquisizioni, 32 indagati. Sono body builder, titolari di negozi di integratori, buttafuori. Settantaquattro di loro sono iscritti a società sportive. Undici sono titolari di palestre
Con il lockdown ci sono sportivi che hanno appeso le scarpe da ginnastica al chiodo e che si sono messi a cucinare – come tutti – pizze e torte fatte in casa, in attesa di tempi migliori. E ci sono fanatici della forma fisica che invece, in preda all’angoscia di arrivare alla prossima gara o alla prova costume (se mai ci saranno), hanno speso migliaia di euro in anabolizzanti e farmaci illeciti. Per ingrossare i muscoli, per dimagrire, per non avere fame.
È quanto emerge dalla maxi operazione dei Nas di Torino, in corso per tutta la giornata del 14 maggio in varie zone d’Italia – che ha portato a quattro arresti, 211 perquisizioni, 32 indagati. Sono body builder, titolari di negozi di integratori, buttafuori. Settantaquattro di loro sono iscritti a società sportive. Undici sono titolari di palestre. I reati di cui rispondono a vario titolo sono utilizzo o somministrazione di farmaci, spaccio di stupefacenti, ricettazione, commercio di farmaci pericolosi per la salute e di medicinali guasti.
Durante i blitz i Nas hanno scoperto nei comodini delle camera da letto farmaci usati dai veterinari e il noto e pericoloso Nandrolone, insieme a siringhe, pasticche, liquidi iniettabili. C’è anche chi conservava in contanti somme che sfiorano i centomila euro. Per comprare le “bombe”, da assumere in due o tre mesi, serve molto denaro.
Dalle intercettazioni raccolte dagli inquirenti, coordinati dalla pm Delia Boschetto, si intuisce che gli “spacciatori” di pasticche – anch’essi assuntori – sono consapevoli dei gravi rischi per la salute. “Ho male al petto…”, esclama uno pensando all’infarto. “Hanno la mano pesante ultimamente”, commenta un altro riferendosi alla “potenza” delle sostanze. Lo smercio attraversa canali internazionali. Molte confezioni di anabolizzanti partono dall’Est Europa. Puglia, Veneto e Sicilia le tre zone di passaggio, Torino e provincia l’epicentro dello spaccio. Per ricostruire la rete illegale, i Nas di Torino hanno lavorato insieme a Europol, già dal 2018. Ed è proprio l’analisi delle richieste del 2018 e del 2019, raffrontata con gli ultimi mesi del 2020, a fare emergere nettamente il “boom” in tempi da Covid-19. Più le persone sono costrette a stare in casa, più chiedono farmaci.
Gli ordini avvengono su Whatsapp, Telegram o canali di comunicazione virtuale ancora più criptati, dopo che il cliente viene attirato da un messaggio su Facebook. I pagamenti avvengono con Postepay o Western union. Le spedizioni con corriere. Grazie a una app “segreta” i Nas, con i colleghi di Europol, hanno rintracciato ordini e comunicazioni. Poi sono scattate le perquisizioni nelle case, unici nascondigli rimasti per lo smercio, dopo che con il coronavirus sono state chiuse le palestre.
Anche i blitz sono stati complicati, a causa del virus. Prima di fare ingresso nelle case degli indagati, i Nas e i carabinieri di Torino e delle altre città italiane hanno dovuto accertarsi che i proprietari degli alloggi non fossero contagiati. E adottare molte precauzioni in più rispetto alla norma. Alla fine sono scattate le manette per quattro persone: tre di Torino e uno di Roma.