Mentre scoppia il caso Sanofi sul vaccino che ancora non c'è, ma che potrebbe essere distribuito prima negli Usa, LA confederazione di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale lancia un appello per un piano globale in quattro punti
Mentre scoppia il caso Sanofi sul vaccino che ancora non c’è ma che potrebbe essere distribuito prima negli Usa, Oxfam lancia un appello in previsione dell’Assemblea Mondiale della Sanità, in programma il 18 maggio con i ministri della salute dei 194 stati membri collegati a distanza. E rivela come l’amministrazione Trump spinga perché non venga utilizzato un meccanismo di o volontario di negoziazione collettiva delle licenze dei brevetti tra gli stati ma piuttosto perché venga garantito il diritto di brevetto alle cause farmaceutiche.
Quattro i punti del piano: l’obbligo a livello globale di condivisione di tutte le conoscenze, dati, brevetti (legati al Covid 19), e l’impegno a subordinare tutti i finanziamenti pubblici alla realizzazione di terapie o vaccini che siano resi accessibili a tutti e privi di brevetti; l’impegno da parte dei Paesi ricchi ad aumentare gli investimenti pubblici diretti ad una maggiore capacità globale di produzione e distribuzione di vaccini; un piano, concordato a livello globale, di distribuzione dei vaccini, terapie e test diagnostici basato sulle reali necessità sanitarie dei Paesi e non sulla loro capacità di spesa. Vaccini, trattamenti e test dovrebbero essere resi disponibili per tutti e prodotti e venduti al minor costo possibile (idealmente per i vaccini a non più di 2 dollari a dose) e forniti gratuitamente a chiunque ne abbia bisogno; un impegno concreto per migliorare l’attuale sistema di ricerca e sviluppo di nuovi farmaci – in cui il profitto delle case farmaceutiche viene prima della salute delle persone – evitando il mancato sviluppo di molti farmaci necessari ma non redditizi o la loro indisponibilità per le persone più vulnerabili a causa di prezzi non accessibili.
“Per vaccinare (ma il vaccino non è stato ancora sviluppato, ndr) contro il coronavirus la metà più povera della popolazione mondiale – 3,7 miliardi di persone – servirebbe meno di quanto le 10 maggiori multinazionali del farmaco guadagnano in 4 mesi. Per sconfiggere la pandemia – dice la confederazione di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale – è perciò indispensabile che governi e aziende farmaceutiche si impegnino per garantire che vaccini, test diagnostici e terapie siano gratuiti ed equamente distribuiti a tutti, in tutti i paesi del mondo. Solo così sarà possibile vincere questa sfida, in cui nessuno è salvo se non lo saremo tutti”.
“La Fondazione Gates ha calcolato che per produrre e distribuire un vaccino efficace e sicuro per le persone più povere del mondo serviranno 25 miliardi di dollari, meno dei circa 30 miliardi di dollari che le 10 big del farmaco hanno guadagnato in media in soli 4 mesi lo scorso anno. A fronte di profitti complessivi per 89 miliardi di dollari nel 2019. Eppure paesi ricchi e grandi aziende farmaceutiche – spinti da interessi nazionali e privati – potrebbero impedire o ritardare la distribuzione di vaccini nei paesi in via di sviluppo” sostiene Oxfam.
“Sul tema, l’Unione Europea ha presentato una risoluzione all’Assemblea Mondiale della Sanità, che propone la creazione di un meccanismo volontario di negoziazione collettiva delle licenze dei brevetti tra gli stati e le case farmaceutiche e di condivisione di dati e conoscenze relative a vaccini, terapie e test diagnostici Covid 19, che possa garantire prezzi accessibili per il maggior numero di paesi, inclusi quelli più poveri. Un’iniziativa che – sottolinea Oxfam – rappresenta un primo passo nella giusta direzione, anche se ancora insufficiente. Se, infatti, questo meccanismo fosse reso obbligatorio e applicato a livello globale, potrebbe permettere a tutti i paesi di produrne versioni a basso costo, oppure importarle se non hanno le infrastrutture adeguate per la produzione”.
“Dai documenti trapelati risulta però purtroppo che l’amministrazione Trump, stia lavorando per eliminare dalla risoluzione qualsiasi riferimento a questo meccanismo, inserendo un forte richiamo al rispetto dei diritti sui brevetti delle case farmaceutiche, che vedrebbero quindi garantita l’esclusività nella produzione e la possibilità di fissare i prezzi di vaccini, terapie e test che svilupperanno. Ciò appare – spiega Oxfam – tanto più inaccettabile, per il fatto che per finanziare il loro lavoro di ricerca e sviluppo siano stati utilizzati fondi pubblici”. Ed è in questa ottica che probabilmente l’inquilino della Casa Bianca ha scelto un ex manager dell’industria farmaceutica un alto e ufficiale per guidare l’operazione Warp Speed, volta ad accelerare lo sviluppo di un vaccino: Moncef Slaoui sarà advisor del programma e il generale Gustave Perna svolgerà il ruolo di direttore operativo. Slaoui è l’ex capo della divisione vaccini della GlaxoSmithKline (Gsk), che ha lasciato nel 2017 per fare il finanziere. La Gsk sta lavorando al vaccino anti Covid 19 proprio insieme alla Sanof, al centro della polemica del giorno per le dichiarazioni del suo dg sulla distribuzione in via prioritaria del vaccino negli Usa, poi parzialmente modificata. C’è poi Moderna, nel cui board Slaoui siede come consigliere.
“Sarebbe disumano e controproducente per la tutela della salute di ciascuno di noi, indipendentemente dal Paese in cui viviamo, non garantire a tutti la possibilità di essere vaccinati – ha detto Sara Albiani, policy advisor di Oxfam Italia per la salute globale – Vaccini, test e cure efficaci e sicure dovrebbero essere prodotti su scala globale e distribuiti senza brevetti, a basso costo, in base ai bisogni nelle diverse aree del mondo, anziché essere messe all’asta al migliore offerente. Abbiamo bisogno di un Piano globale che stabilisca chiaramente come saranno prodotti e distribuiti, definendo tutte le garanzie del caso”.
Per Oxfam serve un piano globale per scongiurare il rischio che i paesi ricchi si aggiudichino, una volta sviluppati, vaccini e terapie a scapito di quelli più fragili, così come successo sinora con i dispositivi di protezione e i respiratori polmonari per le terapie intensive. Occorre inoltre evitare che alcune aziende farmaceutiche possano trarre profitti enormi a scapito della salute globale, controllando la produzione e fissando i prezzi di farmaci utili per il trattamento del coronavirus.
“Valga per tutti un esempio: lo scorso marzo, su pressione dell’opinione pubblica, la casa farmaceutica Gilead ha rinunciato alla inclusione del Redemsivir (già sviluppato per combattere l’Ebola e potenzialmente efficace anche contro il Covid-19) nella categoria dei farmaci per la cura delle malattie rare, che le avrebbe consentito di fissare prezzi altissimi e ingenti profitti come produttore esclusivo. Tuttavia, l’azienda – secondo le stime di autorevoli analisti economici – avrebbe intenzione di realizzare ampi guadagni dalla vendita del farmaco, fissandone un prezzo comunque di 4.000 dollari a paziente, a fronte di un costo di produzione stimato di circa 9 dollari”.