La rubrica del giovedì con il bestiario di ciò che accade nelle serie minori del pallone italiano. Le perle nei comunicati della giustizia sportiva regionale, quelle dei calciatori in campo e dei giornalisti in tribuna stampa. Protagonista di questa puntata il centravanti del Trani diventato celebre per la mitica intervista dopo il supergol in rovesciata al Gallipoli: “Non mi voleva neanche mia madre a casa”
Quarantena, lockdown, tutti a casa: siamo stati in pensiero in questi mesi, non lo nascondiamo. Siamo stati in pensiero per chi è già stato protagonista di queste righe come bomber Picci, sì, il centravanti del Trani che aveva fatto parlare di sé per la mitica intervista dopo il supergol in rovesciata al Gallipoli. Eh già, perché all’epoca bomber Picci si era sfogato raccontando che “non mi voleva neanche mia madre a casa” e perciò vista la situazione, preoccupati per un #iorestoacasa problematico o un #iorestofuoridicasa, lo abbiamo contattato per chiedere se fosse tutto ok.
Ma il bomber è uno che meme e battute li addomestica come palloni in area di rigore e dunque si presta con simpatia, come la mamma suo malgrado: “Ovviamente all’epoca era un modo di dire, peraltro vivo a casa con la mia fidanzata e i miei figli e ho un ottimo rapporto con mia madre. Si è dovuta sorbire un sacco di battute ma va bene così. Io peraltro in una situazione del genere, se posso strappare un sorriso lo faccio volentieri: sono fresco di liberazione di Silvia Romano per esempio. Sì, hanno fatto un meme con me protagonista anche su quello, e ripeto, va bene”.
Sì, tra Cristiano Ronaldo doppiato con la sua voce e accento barese di rigore, continui meme e caricature, il bomber è uno di quelli che nonostante sia forte, forse troppo per i dilettanti, non si atteggia a supercampione presuntuoso e una risata se la fa volentieri: “E pensa che per quell’intervista sono venute pure le Iene, il servizio ancora non va in onda, ma magari questo non lo diciamo che lo bruciamo”. Assolutamente bomber, ci mancherebbe.
E pur essendo uno che di pallone pane e salame ne ha masticato tanto fin da quando viveva ancora a casa di mammà (ai tempi in cui la signora iniziava a maturare avversione, probabilmente) ha visto anche il calcio che conta: a Brescia, nel 2013 in B, con 27 presenze e 2 gol, fatti sempre da subentrato.
Ma più che i gol è un “quasi gol” lo sliding doors di Picci: “Ritorno semifinale playoff a Livorno, 94esimo: me la sogno ancora oggi quella palla”. Colpo di testa di un niente fuori, deviato: qualche centimetro e sarebbe finita dentro. Qualche centimetro e il Brescia sarebbe andato in finale e forse sarebbe cambiata la carriera di Picci: “Meritavamo noi, se avessi segnato chissà, sarebbe cambiato tutto. Ma dico la verità non ho rimpianti: ho sempre dato il massimo, al Rigamonti mi applaudivano perché non mi risparmiavo, va bene così”.
Non è l’unica soddisfazione, l’altra è arrivata l’anno scorso: “Sono tifosissimo del Bari, fin da piccolo sognavo di giocarci. Quando ho avuto l’occasione, col Brescia, Calori che mi faceva entrare praticamente in tutte le partite proprio al San Nicola ha deciso di non farmi entrare, da lì pensavo fosse sfumata. E invece…”.
E invece, a seguito delle vicissitudini societarie, i galletti si ritrovano in D, contro il Bitonto ex squadra di Picci, che in Coppa Italia segna un gran gol e non esulta: “Sono emozioni incredibili. Gli amici? Contenti per me, dispiaciuti per il Bari….come me d’altronde”. E oggi a 35 anni Picci oltre a gol e meme fa anche da chioccia ai ragazzi che giocano con lui: “Ormai sono quasi tutti più giovani di me, sono forti, hanno tanta qualità, l’unica differenza con quelli della mia generazione è che i ragazzi di oggi si abbattono troppo facilmente. Io ho pianto da solo in casa mentre ero lontano dalla mia famiglia e fatto viaggi interminabili di ore, in pullman, per allenarmi anche se non mi facevano giocare e oggi molti ragazzi fanno una panchina e si buttano giù, e fanno male, perché sono forti”.
Risolto l’affaire congiunti, dunque, con sommo sollievo per Domeniche Bestiali, Picci non vede l’ora di tornare a giocare… e noi non vediamo l’ora che tornino a intervistarlo.