Riaprire ma con cautela. Dopo il via libera del governo per far ripartire bar, ristoranti e parrucchieri già lunedì 18 maggio, la Toscana sceglie la via della prudenza rispetto a molte altre regioni d’Italia. Dopo settimane di pressioni sull’esecutivo per far ripartire l’economia toscana, il Presidente della Regione Enrico Rossi ha stilato un programma preciso per le riaperture che sarà inserito nella prossima ordinanza: il 15 i negozi di commercio al dettaglio, giovedì 21 parrucchieri ed estetisti e il 25 bar e ristoranti. “Aprire tutto e subito non è pensabile – ha detto Rossi – La ripresa ci sarà e sarà graduale per non correre il rischio di tornare indietro con un impatto economico e psicologico ancora più difficile. Occorre essere cauti, prudenti e responsabili”.
La decisione della giunta di riaprire con prudenza però non piace per niente a molti sindaci della Toscana, tra cui i dem Dario Nardella (Firenze) e Matteo Biffoni (Prato), e nemmeno al presidente del consiglio regionale e candidato del Pd per sostituire Rossi, Eugenio Giani. Quest’ultimo solo domenica scorsa aveva deciso di fare una richiesta al governo, nel momento in cui riparte la campagna elettorale: “Permettere di riaprire il 18 maggio, anziché l’1 giugno, a tutti i bar, ristoranti, parrucchieri ed esercizi di cura della persona della Toscana” scriveva Giani su Facebook. Richiesta accolta, ma poi è arrivata la doccia fredda del collega Rossi. Secondo quanto risulta al fattoquotidiano.it anche all’interno della giunta regionale ci sarebbero diversi assessori che non hanno preso bene il cronoprogramma del governatore e gli avrebbero chiesto di ascoltare le categorie di bar e ristoratori che sono sul piede di guerra da giorni.
La prudenza di Rossi si basa su un dato epidemiologico sotto gli occhi di tutti: la Toscana è stata meno colpita dal Covid-19 rispetto ad altre regioni e per questo ha un numero molto più alto di cittadini “vulnerabili”. Un dato confermato anche dallo screening di massa sulla popolazione toscana avviata con i test sierologici: solo lo 0,5% dei cittadini sarebbe entrato in contatto con il virus. Questo – nel pensiero di Rossi – vuol dire che un “liberi tutti” sarebbe molto pericoloso e quindi ci vuole gradualità: “Le persone continuano ad avere paura – continua Rossi – Ripartire con una certa gradualità è un sentimento comune. Bisogna evitare il rischio di tornare indietro: sarebbe un disastro se un giorno la Toscana dovesse tornare sui propri passi dopo aver riaperto alcune attività”. Questa strategia servirà agli uffici regionali per monitorare l’andamento dei contagi e aprire il rubinetto di conseguenza. Poi, Rossi lancia anche come una stoccata ai governatori che vogliono riaprire subito tutto: “Ci vuole ponderazione, prudenza e allo stesso tempo assunzione di responsabilità che spetta al potere politico e io sono pronto ad assumermi la responsabilità in quanto presidente della Regione Toscana”.
La decisione di Rossi però non piace per niente alle categorie economiche che nei giorni scorsi hanno protestato quasi quotidianamente per chiedere al governo di riaprire. E nemmeno ai sindaci. Il sindaco di Firenze Dario Nardella sostiene che “il livello di tensione sociale si sta alzando troppo” lanciando anche un appello perché “chiunque abbia voglia e mezzi” possa riaprire il prima possibile. Opinione condivisa da Matteo Biffoni, sindaco di Prato e presidente Anci Toscana, che a inizio settimana ha chiesto un incontro urgente a Rossi per fargli cambiare idea: “Trovo giusto che da lunedì 18 le attività possano iniziare a riaprire – dice il primo cittadino – L’ho detto e lo ridico: secondo me chi lavora ha la priorità”. Ma al momento il governatore non ha intenzione di cedere: nell’ordinanza del fine settimana le riaperture saranno scaglionate in tre turni fino al 25 maggio.
Twitter: @salvini_giacomo