Mentre in Italia a marzo si raggiungevano 6mila positivi giornalieri al Coronavirus al giorno, tra le tante “profezie” sbucò anche quella letteraria di Dean Koontz datata 1981. Il titolo originale del romanzo era The eyes of darkness e nel breve volgere di qualche settimana l’editore Fanucci, che ne deteneva i diritti per l’Italia, l’ha tradotto e gettato tra le novità in libreria con il titolo Abisso. Il riferimento pedissequo al virus creato in laboratorio a Wuhan, oltretutto, è proprio il cuore pulsante del racconto, e lo si trova a pagina 279. La citazione è lunga, ed è una sorta di spoiler, ma possiamo dirvi che il virus ideato da Koontz è un filo diverso da quello ahinoi apparso con virulenza su tutto il pianeta quarant’anni dopo: ha un tasso di mortalità del 100%, prende al cervello, e nessuno vive più di 24 ore. Suggestione dei tempi infetti si dirà. Certo però che Abisso, uno di quei thriller di grana grossa che andavano molto in voga negli anni ’80, con una mescolanza di azione e romanticismo, di guerre fredde segretissime e ipotetici intrighi internazionali, per poter ingranare necessita di macinare almeno un centinaio di pagine. Laddove Tina, una signora matura ex ballerina, ora produttrice di uno show milionario in quel di Las Vegas, comincia a percepire la presenza di Danny, il figlio morto un anno prima in un incidente mentre era in gita con un gruppo di boyscout tra le montagne innevate. Per farla breve Danny si mette in contatto con la madre attraverso poteri telecinetici, fa miracoli con gli oggetti inanimati, radio accese, scritte sulle lavagnette, ecc… (che nel ’77 un altro tizio avesse scritto Shining con protagonista un certo Danny con poteri di chiaroveggenza non conta granché…); tanto che la donna coinvolgerà il suo avvocato, ex militare con specializzazione nei servizi segreti, per ritrovare il bambino nascosto in un laboratorio sotterraneo vittima dell’esperimento biochimico denominato Progetto Pandora. Abisso ha il classico andamento ad elastico con il rilancio del momento di suspense a fine capitolo e non va oltre il dipanarsi minimo e sintetico di una serie di eventi temporalmente conseguenti che portano alla soluzione del mistero. Nulla di letterariamente trascendentale, anche se Koontz, a suo agio con patologie psichiche e complotti governativi (il suo romanzo di maggior successo Strangers ne è altrettanto zeppo), sembra saper scrivere con disinvoltura e un pizzico di ironia i momenti di azione, quei vis a vis tra uomini con pistola che si sfidano e fronteggiano per sopravvivere. Sottotrame abbozzate, ma poi non pervenute. Voto: 6+
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