Due pareggi. Comincia così il campionato 1982/83 di Milan e Bologna. È il 12 settembre. I rossoneri sono stati fermati in casa dalla Sambenedettese per due a due. I rossoblu non sono andati oltre lo zero a zero sul campo del Varese. Insieme mettono in fila diciassette campionati e undici trofei complessivi tra nazionali e internazionali. Eppure Milan e Bologna stanno affrontando due gare di Serie B. Per i Felsinei si tratta del debutto assoluto in B. Per il Diavolo, invece, la serie cadetta non è una prima volta assoluta. Era già stata assaggiata nella stagione 1980/1981, a seguito dello scandalo calcioscommesse che coinvolse il presidente Felice Colombo. È però la prima volta che accade per demeriti sportivi. Due retrocessioni eccezionali e anomale, figlie di un ultimo turno tra i più altalenanti e beffardi della storia del calcio italiano.
Quattro squadre in lotta per due posti. Milan, Bologna, Cagliari e Genoa si giocano la permanenza in Serie A. È il 16 maggio 1982. Manca appena un mese al mondiale in Spagna. I risultati della penultima giornata hanno preparato un ultimo turno incandescente sia in testa sia in coda. La Fiorentina ha agganciato in vetta alla classifica la Juventus. In zona retrocessione, invece, i successi di Cagliari, Bologna e Genoa, con il contemporaneo pareggio del Milan, hanno disegnano la seguente classifica: Cagliari e Genoa 24, Bologna 23, Milan 22. Già retrocesso il Como. Per rossoneri e rossoblu è stata una stagione estremamente complicata. Al Milan, di un giovane Franco Baresi, né Radice né Italo Galbiati sono stati capaci di dare la scossa. Nelle prime sette giornate il Diavolo perde tre volte e l’unica rete segnata è un autogol. Tra le sconfitte più pesanti ci sono le due contro il Catanzaro e quella a Como, contro una squadra che chiuderà il campionato con appena tre vittorie. Al termine della partita contro i lariani viene lanciato un sasso dal settore rossonero che coglie il difensore del Milan Collovati. La tensione è altissima. Il successo sul campo del Genoa dà però lo slancio per provare a crederci fino alla fine.
Al Bologna, invece, le uniche soddisfazioni vengono regalate da un diciassettenne di Jesi al debutto in massima serie, Roberto Mancini. Con le sue giocate e le sue reti, Mancini tiene a galla la squadra nei primi mesi difficili. Dopo il successo sulla Roma di Falcao e il pareggio esterno contro la Juventus campione d’Italia, i Felsinei sembrano avviati verso una comoda salvezza. Il Milan è lontano cinque lunghezze e i turni da giocare sono solo sei. Ma quattro sconfitte consecutive, contro Napoli, Fiorentina, Udinese e, sopratutto, Genoa, vanificano tutti gli sforzi. L’ultima giornata vede contrapposti Napoli-Genoa, Cesena-Milan, Cagliari-Fiorentina e Ascoli-Bologna.
Al San Paolo si gioca in un’atmosfera quasi irreale. Sin dalle battute iniziali i tifosi del Napoli intonano “Genoa, Genoa”. E proprio da Napoli arrivano le prime novità. Dopo tre minuti di gioco Briaschi trova la rete del vantaggio per i genoani. Sei minuti e anche il Bologna trova la rete della speranza ad Ascoli. Per il Milan invece è notte fonda. A Cesena i padroni di casa chiudono il primo tempo in vantaggio con Garlini. La B sembra davvero a un passo. Mancano solo quarantacinque minuti alla fine del campionato. La classifica recita: Genoa 26, Cagliari e Bologna 25, Milan 22. La ripresa però si apre con una sorpresa. Il Genoa crolla. In pochi minuti Criscimanni e Musella portano in vantaggio il Napoli. Un uno-due tremendo per i genoani, alleviato soltanto dalla rete del raddoppio del Cesena di Piraccini e dal pareggio dell’Ascoli con Torrisi. Il Genoa è ancora virtualmente salvo. Mancano venti minuti al termine.
Le notizie che giungono dagli altri campi trascinano il Milan alla reazione. Nel giro di cinque minuti, prima Jordan e poi Romano rimettono in parità la sfida. Adesso i rossoneri ci credono davvero. A sette minuti dalla fine Roberto Antonelli prende palla sulla trequarti, dribbla gli avversari uno dopo l’altro e, quasi sulla linea di fondo, trova il diagonale del sorpasso. È la rete del definitivo tre a due. Il Milan è a un passo dalla salvezza. La classifica avulsa lo premia su Genoa e Bologna. Quando l’arbitro fischia la fine a Cesena tutti sono convinti che i rossoneri siano salvi. I tifosi del Milan invadono festanti lo stadio. Negli ultimi minuti è arrivata anche la comunicazione della sconfitta del Bologna. Ma a Napoli il secondo tempo è cominciato con cinque minuti di ritardo.
È il minuto 85. La palla è del portiere partenopeo Castellini, pronto al rilancio con le mani. Improvvisamente, nel compiere il gesto, la sfera sfugge alla sua presa. L’ex portiere del Torino cerca di rincorrerla senza riuscire però ad evitare il corner. Un errore incredibile quanto banale. È l’ingenuità che condannerà il Milan. L’area è affollata di giocatori. Sul corner Andrea Russo trova con una deviazione di testa il 21enne difensore Mario Faccenda, appena entrato in campo. È solo, a un metro dalla porta azzurra. Castellini non può nulla. È il due a due. Il Milan apprende la notizia negli spogliatoi. È in serie B insieme al Bologna. E il Cagliari? I sardi non entrano mai nell’altalena tra A e B che caratterizza quel pomeriggio. Lo zero a zero casalingo contro la Fiorentina li mette al riparo da qualsiasi pericolo, ma non dalle polemiche. La rete annullata a Graziani sarà un ricordo molto amaro per la Viola. Il pari costa alla Fiorentina lo spareggio-scudetto contro la Juventus. La classifica finale dice: Genoa e Cagliari 25, Milan 24, Bologna 23. “Dopo quella a pagamento, ecco la retrocessione gratis del Milan”. La frase beffarda di Peppino Prisco suggella la giornata più triste della storia rossonera. Allo stesso tempo a Napoli si sancisce un gemellaggio delle tifoserie che dura ancora oggi. Uno dei più duraturi del calcio italiano.