Gli imprenditori intenzionati ad aprire lunedì 18 maggio sono poco più di 6 su 10. Il giorno dopo l’accordo raggiunto tra governo e Regioni sulle linee guida per la ripresa in sicurezza delle attività, Confesercenti rende noto il risultato di un sondaggio condotto da Swg su un campione di imprenditori del commercio al dettaglio e della somministrazione. Una rilevazione quindi antecedente all’intesa, che racconta come il 62% delle imprese, tra negozi, bar e ristoranti, prevede di tirare su la serranda già da lunedì. C’è un 27% che ha invece già deciso di rimanere chiuso e un 11% ancora incerto, che aspetta appunto le decisioni definitive che verranno prese nel fine settimana. Intanto Coldiretti sottolinea che la riapertura da lunedì di bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie e gelaterie avrà un effetto valanga sull’agroalimentare nazionale con la ripresa degli acquisti di cibi e bevande che vale almeno 20 miliardi di euro all’anno a pieno regime. Il lungo periodo di chiusura – spiega Coldiretti – ha pesato su molte imprese dell’agroalimentare made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

Il sondaggio di Swg per Confesercenti è quindi antecedente alle nuove regole emerse dal confronto tra il premier Giuseppe Conte, i ministri e i governatori. Il distanziamento all’interno di bar e ristoranti, ad esempio, è stato ridotto ad appena un metro rispetto ai 4 metri quadrati previsti inizialmente. Tra gli imprenditori che hanno scelto di restare per il momento chiusi, il 68% indica come motivazione proprio la mancata convenienza dell’apertura. Per questo Confesercenti oggi scrive: “L’accordo di questa notte tra Conferenza Stato-Regioni e Governo apre uno spiraglio importante, forse decisivo per uscire dall’incertezza che ha caratterizzato il tema delle riaperture fino ad oggi”.

Tra gli imprenditori che non aprono, c’è anche un 13% che spiega di avere timori legati alla sicurezza, anche per la lunga incertezza sulla normativa relativa. La poca chiarezza – con le linee guide arrivate a due giorni dalla riapertura – incide anche per il 13% di operatori che non ha ancora adeguato il locale e l’organizzazione del lavoro alle nuove disposizioni. Inoltre, 8 negozi e pubblici esercizi su 10 certificano di non essere riusciti a procurarsi le mascherine a prezzo calmierato. Cresce, in generale, la paura di non riuscire a superare la fase difficile: il 36% degli imprenditori teme di chiudere l’attività e un ulteriore 41% ritiene di essere a rischio in caso di inattesi prolungamenti dell’emergenza. “Per le imprese la riapertura è una corsa ad ostacoli e contro il tempo”, scrive Confesercenti.

Nell’attività di ristorazione – sottolinea anche Coldiretti – sono coinvolti circa 330mila tra bar, mense e ristoranti lungo la Penisola dove non tutte le attività riapriranno immediatamente per avere più tempo per l’adeguamento e garantire il rispetto dei vincoli fissati. La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa prima dell’emergenza coronavirus – precisa la Coldiretti – era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani. La riapertura è strategica anche per i 24mila agriturismi italiani che sono forse – continua Coldiretti – i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza fuori dalle mura domestiche.

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