In questi mesi di pandemia, ho sentito più volte invocare il caldo come possibile aiuto per il contrasto della pandemia, quasi una soluzione “magica” che avrebbe ucciso il virus finalmente liberandocene. Al tempo stesso, in questi mesi mai ho sentito parlare del rischio concreto di avere un’estate torrida dalle temperature ingestibili, quale è stata annunciata da alcuni siti meteo, discutibili nel modo in cui danno i dati e nelle pittoresche interpretazioni ma non sui dati, purtroppo realistici.
D’altronde, ben poco è stato fatto, anche dai media, il collegamento tra distruzione ambientale, deforestazione, cambiamento climatico e pandemia, che invece è stata raccontata come un fenomeno dalle origini sconosciute, tanto che ci si è concentrati unicamente sui sintomi, cioè sulle conseguenze. Lasciando aperto l’immenso problema di quali siano i reali motivi che l’hanno scatenata e come fare per evitare che altri virus si ripresentino.
È stato un inverno caldo, con temperature più alte della media, specie in alcune zone del mondo. Vere e proprie anomalie termiche, che i climatologi hanno denunciato. Ma naturalmente le emergenze erano altre, e tutto sommato il fatto di vivere la chiusura obbligata in un periodo in cui non faceva troppo caldo, da marzo a maggio, ci ha consentito non solo di focalizzarci su altro, ma anzi invocare l’arrivo del sole per poter finalmente uscire.
Ma già è facile intuire, specie per chi ha fatto la quarantena in città, che il sole sarà terapeutico fino a un certo punto, perché il caldo già è insopportabile durante le ore centrali. E sempre i siti meteo prevedono l’arrivo di temperature molto elevate tra pochi giorni, con punte di 34 gradi. A maggio. Qualcosa di veramente preoccupante, perché maggio dovrebbe essere un mese caldo ma di un caldo mite, primaverile, sopportabile. Niente di tutto questo, ormai. E le temperature sono destinate a salire nei mesi di luglio e agosto.
Si è parlato, anche se poco, del problema dei condizionatori, che è un vero e proprio dilemma. Ho letto pareri contrari, gli esperti sono divisi, in realtà non ci sono evidenze scientifiche ma è facilmente intuibile che un virus si combatte soprattutto con l’aria aperta, il vento, lo spazio fisico, il verde, non con un apparecchio che rimette in circolo in continuazione la stessa aria. Eppure di condizionatori non possiamo fare più a meno, specie nelle città, specie d’estate.
Abbiamo cercato la soluzione dei problemi climatici mettendo apparecchi che raffreddino l’aria, qualcosa di abbastanza contro-natura, invece di cambiare il modo di vita, distanziarci, evitare di assembrarci in megalopoli. Sono diventati, in fondo, i nostri polmoni artificiali, senza i quali non potremmo sopravvivere. A pensarci, qualcosa di inquietante.
Il caldo dei prossimi mesi non sarà terapeutico. Al contrario, rappresenterà una vera emergenza, che come al solito colpirà i più fragili. Quelli che non possono partire, le famiglie costrette ancora negli appartamenti. Sono tantissimi, in Italia, ogni anno, ma quest’anno ce ne saranno ancora di più.
E dopo due mesi di lockdown vivere un’estate torrida in città può essere drammatico. Il governo dovrebbe stanziare, ancora nulla di concreto, 500 euro per le vacanze di chi ha redditi bassi. Una buona cosa, anche se l’importo è molto basso e consente giusto pochissimi giorni fuori. Ma l’estate dura molto, molto di più.
Il caldo africano, insopportabile, sarà il segno di questa estate, come delle prossime. E sarà la nuova emergenza, alla quale dovremmo già prepararci per tempo, alla quale dovrebbe prepararsi il governo, ad esempio rafforzando il corpo dei vigili del fuoco in vista di possibili incendi, viste anche le scarse piogge (ricordiamo quanto successo in Australia).
Invece ancora non si parla di questo e probabilmente nulla si sta facendo su questo fronte. Così l’impatto sarà pesante, e passeremo dall’emergenza Covid a quella caldo, non meno grave della prima. L’unico aspetto “positivo”, visto che ormai reagiamo solo alle crisi drammatiche mentre siamo incapaci di fare prevenzione e anticipare le crisi, è che forse saremo costretti, proprio come per il virus, a ragionare con urgenza su cosa fare. Su come convivere con temperature elevate, su come proteggere i più deboli.
E possibilmente, se siamo lungimiranti, anche su come avviare misure drastiche per una svolta veramente radicale che ci porti a uno stile di vita diverso e a politiche per il clima non solo annunciate ma concretamente realizzate. È un crinale difficile, perché “far tornare indietro” il caldo è praticamente impossibile. Ma almeno si può evitare che aumenti, almeno si possono immaginare città più vivibili.
E non si metta avanti il problema dei soldi, perché il Coronavirus ci ha dimostrato che ignorando gli ammonimenti di esperti, siano virologi che climatologi, si va dritti verso una crisi economica devastante e globale. Speriamo di aver appreso l’amara lezione.