La Provincia ha anticipato di 7 giorni quello che il resto d'Italia vivrà da lunedì 18 maggio. Il trend fotografato dal Corriere dell'Alto Adige: bar e ristoranti faticano più di tutti, per scarpe e abbigliamento fatturato diminuito di circa il 20%. Favorito chi ha continuato a lavorare sul web durante il lockdown. Tibaldo, presidente di Confesercenti Bolzano: "Ora aperto 70-80% dei locali, faticano tutti, specie i più piccoli". Il timore di un calo della capacità di spesa e "il fiato sospeso" per i dati del contagio: "Non minimizzare i rischi"
La riapertura è stata lenta, ancor di più lo è la ripresa dei consumi. A Bolzano è già passata una settimana dall’entrata in vigore della legge provinciale, impugnata dal governo, che ha sancito la ripartenza delle attività economiche e produttive, proiettando la Provincia nella Fase ‘2b’ che il resto d’Italia vivrà a partire da lunedì 18 maggio. Dopo 7 giorni, i primi dati su quello che è successo in Alto Adige raccontano di incassi dimezzati per i ristoratori che hanno riaperto, mentre è meno negativo il saldo per i negozi: -20% circa di fatturato. “Le aspettative erano superiori a quello che si è verificato – spiega a ilfattoquotidiano.it Federico Tibaldo, presidente di Confesercenti Bolzano – ma in questo momento ci consideriamo una start up, c’è la felicità di aver ripreso e speriamo di superare le difficoltà, che sono per tutti”.
A fornire la prima fotografia del trend delle attività a Bolzano nella settimana di riapertura è il Corriere dell’Alto Adige, che mette a confronto le esperienze delle diverse categorie. Se bar e ristoranti faticano più di tutti, i piccoli negozi hanno avuto una ripartenza positiva, anche per via dei ritardi delle grandi catene che hanno bisogno di un coordinamento nazionale. Il calo delle vendite rispetto allo stesso periodo è attorno al 20%, secondo i dati riferiti al quotidiano locale dall’Unione Commercio.
Soffre comunque il comparto dell’abbigliamento, penalizzato anche dallo stop alle cerimonie, che al momento colpisce in particolare fotografi e fioristi. Sono ripartiti senza soste invece parrucchieri ed estetisti: complice l’obbligo di trattare un cliente per volta, non c’è soluzione di continuità tra un appuntamento e l’altro, ma il lavoro è comunque diminuito. Il Corriere dell’Alto Adige riferisce infine le storie positive degli esercizi che, durante i mesi di lockdown, si sono organizzati per la vendita sul web: la conseguenza è stata la “conquista” di nuovi clienti, arrivati poi fisicamente nei negozi.
A fare fatica a riconquistare anche solo i vecchi clienti sono stati invece bar e ristoranti. La prima difficoltà è stata però la riapertura nel rispetto delle misure igieniche e di distanziamento stabilite dalla legge provinciale: solo la metà dei locali ha riaperto subito, gli altri hanno avuto bisogno di qualche giorno in più. “Oggi si può stimare che siano aperte circa il 70-80% delle attività”, spiega Tibaldo. Il numero uno della Confesercenti locale conferma che il settore della ristorazione è quello più in difficoltà: “Tutti i locali hanno difficoltà e risentono delle restrizioni, ancora di più quelli piccoli e senza uno spazio aperto all’esterno“.
Il dimezzamento delle vendite, con alcuni esercenti che denunciano perfino un calo del 70% degli incassi, è dovuto sostanzialmente a due fattori. Da una parte, le misure di distanziamento, che consentono di accogliere un numero ridotto di clienti e sperare nel take-away. Dall’altra, la carenza degli stessi clienti: “La gente si è abituata a bere il caffè a casa, ma soprattutto temiamo che ci sia un calo della capacità di spesa“, avverte Tibaldo. Dopo questa prima settimana, la speranza degli esercenti è che ci sia un graduale aumento dell’afflusso di persone nei locali. Il pensiero però è rivolto anche il turismo, che potrebbe essere un altro motore per la ripartenza, in Alto Adige come in tutta Italia. “Speriamo che la stagione turistica non sia troppo negativa”, ammette Tibaldo.
Per un ritorno ai consumi pre-crisi, spiega il presidente di Confesercenti Bolzano, serve però sopratutto che “la popolazione percepisca maggiore sicurezza“. “Noi come associazione – aggiunge – non abbiamo mai minimizzato i rischi e riteniamo che sia importante responsabilizzare anche la stessa clientela”. D’altronde, un ritorno al lockwdown “sarebbe una catastrofe, siamo tutti ogni giorno con il fiato sospeso aspettando i dati del contagio”.