di Stefano Fassina*
Un miliardo di euro per Agnelli, Elkann e soci comodamente residenti in paradisi fiscali. Un miliardo di euro per milioni di famiglie in guerra contro la povertà in Italia. Come può la Repubblica Italiana, vigente la nostra Costituzione, dedicare un miliardo di euro ad alcune tra le famiglie più ricche del mondo, residenti in paradisi fiscali, quando dimentica milioni di famiglie allo stremo?
Sono le conseguenze degli ultimi due Decreti Legge approvati dal Governo Conte. La prima conseguenza discende dal “Decreto Imprese”, in corso di conversione alla Camera dei Deputati, che prevede garanzie dello Stato, via Sace, società del Mef, per il credito agevolato alle imprese, ma senza vincolo di residenza fiscale in Italia e senza un adeguato limite alla distribuzione di dividendi e alla remunerazione del management. La seconda conseguenza è, invece, prodotta dal Decreto Rilancio che introduce un sostegno al reddito per chi è rimasto senza lavoro e senza ammortizzatore sociale o bonus. Un miliardo di euro è, più o meno, l’ammontare di garanzie dello Stato assorbito da FCA per ricevere 6,3 miliardi di prestiti da Banca Intesa. Un miliardo di euro, anzi un po’ meno, è quanto assegnato al Reddito di Emergenza (Rem) per almeno tre milioni di persone.
Tutte le imprese vanno aiutate, anche le multinazionali. Ma senza aggravare un’ingiustizia sociale già insostenibile.
A tal fine, abbiamo presentato alcuni emendamenti alla legge di conversione dell’art 1 del Decreto Imprese. Il primo emendamento rafforza le condizioni previste per l’aiuto dello Stato. FCA holding, tramite FCA Italy, chiede aiuto ai contribuenti italiani? Riporti, da Amsterdam e da Londra, residenza giuridica e fiscale in Italia. Non chiediamo, come pur è previsto per concedere 400 euro di Rem, una prova dei mezzi a John Elkann. Gli azionisti di riferimento di FCA potrebbero mettere a garanzia il loro patrimonio miliardario, prima di attingere alle casse vuote del nostro Tesoro e, così, sottrarre ossigeno a milioni di commercianti, artigiani, ambulanti, tassisti e professionisti in terapia intensiva. Ma sarebbe offensivo per lor signori. Anzi, un insulto per chi segue i principi morali del gatto di Trilussa: “fo er socialista quanno sto a diggiuno, quanno magno so conservatore”.
Gli chiediamo soltanto, come chiediamo a ogni impresa beneficiaria di preziose e scarsissime risorse pubbliche, di pagare le tasse nella comunità che si indebita fino al collo per aiutarli. Gli chiediamo, come chiediamo alle altre società, di cancellare i dividendi non per un anno, ma fino a quando le garanzie dello Stato per essi immobilizzate non vengono liberate. Gli chiediamo, infine, di limitare, fino alla liberazione delle garanzie pubbliche, la remunerazione complessiva annuale del management a 20 volte la retribuzione annua dei suoi operai: insomma, anche Mr Malley si dovrà affannare a sopravvivere con 25.000 euro al mese.
“Grazie” al Covid-19, sentiamo come un ritornello che “nulla sarà come prima”, che “siamo diventati solidali, una grande famiglia”, una nazione in sentita riconoscenza verso gli eroi del Servizio Sanitario Nazionale pagati con le imposte versate da chi non ha il privilegio di risiedere in paradiso. Ma siamo sicuri che, il ritornello qui si interromperà e pioveranno scomuniche, magari dagli stessi media della scuderia FCA e delle famiglie di pari lignaggio, di populismo, estremismo e cultura anti-impresa. Invece, in coerenza con la nostra Costituzione, è soltanto un minimo di giustizia sociale.
*Deputato Liberi e Uguali