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di Priscilla Dindo
La paura, si sa, altera e offusca il punto di vista critico e razionale con cui si dovrebbero guardare gli eventi in corso di svolgimento. In Italia il bombardamento mediatico sull’emergenza Coronavirus da settimane si concentra su ipotesi di scenari apocalittici prevedendo centinaia di migliaia di morti in caso si esca dalla porta di casa troppo presto, creando un clima di ansie e timori, forse eccessivi.
Adesso siamo nella Fase 2, quella delle riaperture controllate, il peggio sarebbe quindi alle spalle; abbiamo imparato che si deve convivere con il virus e come farlo, attraverso il comportamento responsabile di ognuno di noi e il controllo sul territorio. Ma soprattutto abbiamo imparato quali errori sono da evitare, o almeno così si spera, al fine di impedire che si ripeta il caos di inizio epidemia.
In ogni caso adesso non ha molto senso guardare al futuro: troppe incognite lo impediscono, ma ritengo che sia doveroso fermarsi un momento ad analizzare quanto sta succedendo con un approccio il più critico e razionale possibile. Siamo di fronte a un virus la cui mortalità è molto bassa (i numeri della Corea del Sud, dove hanno effettuato tamponi a tappeto nella popolazione, lo confermano) che colpisce soprattutto anziani e persone con patologie pregresse.
Se si guarda ad altre patologie il confronto è impietoso: circa 220mila persone muoiono all’anno in Italia a causa di malattie cardio circolatorie e circa 180mila a causa di tumore. Malattie che in questo periodo sembrano scomparse, ma purtroppo non lo sono (a riguardo sarebbe interessante sapere quante persone sono morte in questi mesi perché non hanno potuto essere curate negli ospedali).
Da anni ormai si sa che entrambe le patologie hanno un’incidenza maggiore nelle zone dove l’inquinamento di acqua, terra e aria è più marcata. Si sa anche che gli effetti dell’inquinamento colpiscono soprattutto i più piccoli, aumentandone l’incidenza di tumori, per quella che il rapporto Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità ha definito l'”emergenza cancro” tra i più giovani.
Ma l’inquinamento siamo noi, sono i nostri gesti quotidiani che contribuiscono al suo incremento, e il lockdown che stiamo vivendo a causa del Coronavirus lo ha messo in evidenza in maniera definitiva: tolto l’uomo dall’ambiente, fiumi, aria, laghi, mari sono diventati puliti. Mai come adesso è stato evidente quanto sia devastante l’impatto antropico sull’ambiente, mai come adesso abbiamo avuto tutti una grande opportunità per capire, cambiare e non tornare più quelli di prima.
Ma non sarà così, se possibile torneremo peggio di prima: accecati dalla paura del Coronavirus ci muoveremo di più in macchina per evitare il contagio sui mezzi pubblici, aumenteremo il degrado ambientale gettando ovunque migliaia di mascherine usa e getta, come sta già succedendo, e allora saremo al paradosso: la paura di un virus debolmente mortale ci farà assumere dei comportamenti che andranno ad aggravare drammaticamente un fenomeno che già incide pesantemente sulla nostra salute, ma di cui sembra ci siamo dimenticati.
E allora dobbiamo velocemente ricordarci che è dell’inquinamento e del riscaldamento globale che dobbiamo avere paura, perché è inutile tutelare oggi i nostri figli da un virus se poi ogni nostro gesto quotidiano contribuisce a privarli del futuro. Greta Thunberg sembra così lontana…