Si è sempre definito vittima di ‘ndrangheta. In realtà, per la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Vito Locicero è stato un “imprenditore a disposizione” che ha stretto un “pactum sceleris con i soggetti al vertice delle più importanti articolazioni territoriali nel mandamento di Reggio Calabria”.

Per questo motivo, il procuratore Giovanni Bombardieri e il sostituto della Dda Sara Amerio gli contestano l’accusa di concorso esterno con la ‘ndrangheta nell’inchiesta “Rupes”. La Guardia di Finanza ha notificato l’avviso di conclusione indagini nei giorni scorsi. Complessivamente sono 19 i soggetti indagati tra imprenditori collusi, esponenti delle principali cosche cittadine e funzionari pubblici corrotti.

L’inchiesta, condotta dal Gico del Nucleo di Polizia tributaria delle fiamme gialle, ha confermato il predominio della cosca Condello a Gallico, un quartiere nella periferia nord di Reggio Calabria, dove l’imprenditore Locicero ha realizzato i lavori di sistemazione del lungomare e dove la famiglia di ‘ndrangheta aveva un ruolo egemone nel condizionamento dell’economia legale.

Il referente della cosca sul territorio era Carmelo Giuseppe Cartisano, detto Naos, già imputato nel maxi-processo “Gotha”. Era lui che assicurava la risoluzione dei problemi di natura intimidatoria ed estorsiva all’imprenditore Locicero anche rispetto alle altre famiglie di ‘ndrangheta. In cambio Cartisano si sarebbe accaparrato la “gestione di una parte dei lavori appaltati all’imprenditore”.

In questo modo la cosca si era assicurata il controllo del territorio “di competenza” e delle attività economiche e produttive attraverso lo scambio di reciproci vantaggi con avviati imprenditori, l’utilizzo di qualificati prestanome e la compiacenza di funzionari pubblici.

Nell’inchiesta “Rupes”, infatti, con l’accusa di corruzione è indagato il capo struttura del dipartimento Agricoltura, foreste e forestazione della Regione Calabria Giovanni Pontari. In qualità di pubblico ufficiale, secondo il pm Sara Amerio, avrebbe fornito all’imprenditore informazioni e si era attivato “affinché venisse nominato, quale responsabile unico del procedimento relativo all’appalto del lungomare di Gallico, una persona gradita al Locicero, nonché attivandosi con il Presidente affinché venissero pagate le fatture dell’amico”. In cambio Pontari avrebbe ottenuto la realizzazione di un cancello metallico scorrevole e la riparazione di un tratto di manto stradale davanti alla sua abitazione.

“Se devo venire vengo, qual è il problema, sono a totale disposizione vostra”. A parlare con Giuseppe Carmelo Cartisano è il funzionario dell’ufficio Urbanistica del Comune, Domenico Alessandro Macrì, accusato di corruzione. La cosca di Gallico ordinava e l’impiegato pubblico eseguiva. Nominato responsabile unico dei lavori appaltati a Locicero, il funzionario Macrì assecondava le richieste dell’imprenditore, compresa quella di velocizzare i pagamenti da parte del Comune. Il tutto omettendo, secondo gli inquirenti, di verificare l’idoneità delle terre di riporto utilizzate da Locicero.

Come corrispettivo per i suoi servizi, il funzionario Macrì otteneva somme di denaro (“un pezzo di pane” lo definiva nelle intercettazioni) e l’assunzione di un’amica, tale Claudia, in un supermercato Conad.

Il sistema di Vito Locicero funzionava anche fuori dal territorio reggino. In un suo cantiere a Vibo Valentia, infatti, è riuscito a sollevare dall’incarico un direttore dei lavori a lui sgradito sostituendolo con Antonio Napolitano, fratello di Riccardo Napolitano che è un funzionario del Provveditorato alle opere pubbliche delle Sicilia e della Calabria. Entrambi, adesso, sono accusati di corruzione assieme a Locicero che, in cambio, ha fornito manodopera e materiali per il rifacimento di infissi e finiture nell’abitazione privata di Riccardo Napolitano.

Il trait d’union tra l’imprenditore e i Napolitano è stato William Sergio Liborio Locicero, fratello di Vito, che lavora al Provveditorato lavori pubblici. Anche lui è accusato di corruzione dalla Direzione distrettuale antimafia ma, almeno fino al 2018, il suo nome compariva, come ingegnere, nell’albo speciale dei consulenti tecnici d’ufficio del Tribunale di Reggio Calabria.

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