L’accordo tra governo e Regioni raggiunto a fatica e a notte fonda non è all’unanimità. La Regione Campania, dice il suo presidente Vincenzo De Luca, non l’ha firmato. “Su alcune norme di sicurezza generale – spiega il governatore a Mezz’ora in più, su Rai3 – deve pronunciarsi il ministero della Salute, non è possibile che il Governo scarichi opportunisticamente tutte le decisioni sulle Regioni. Non è accettabile”.

De Luca centra il punto per cui stanotte il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, poche ore dopo la conferenza stampa per annunciare le riaperture di lunedì, si è ritrovato a convocare un ennesimo vertice con le Regioni che dopo un mese di pressing per avere allentamenti diversificati del lockdown hanno frenato quando questo si è tradotto nella parola ‘responsabilità’, in particolare nella scrittura dei protocolli di sicurezza che devono stare dentro alla cornice di quelli dell’Inail ma che le Regioni hanno la libertà di emanare in autonomia. Una situazione che preoccupa alcuni governatori da giorni, già dal primo incontro tra governo e Regioni di venerdì. De Luca aveva già sollevato questa questione, comprese le conseguenze penali, insieme ai colleghi di Veneto e Puglia.

“C’è un clima di confusione in Italia – continua De Luca – Basti pensare che siamo a domenica pomeriggio e dovremmo riaprire lunedì mattina, così hanno comunicato all’Italia. Voglio chiarire che noi non apriamo lunedì mattina né i ristoranti, né i pub, né altro, per serietà. Abbiamo deciso di avere un’interlocuzione con le categorie economiche per prepararli alla sanificazione, a procurarsi dei pannelli di divisione tra cliente e cliente e per agevolare l’apertura anche di piccoli ristoranti”. Un via libera che in Campania si avrà solo a partire dal 21 maggio.

E il governatore campano critica anche l’anticipazione fatta da Conte sulla possibilità di aprire agli spostamenti extraregionali senza motivazioni specifiche e consentire l’arrivo di cittadini dell’Unione europea senza l’obbligo di quarantena o controlli speciali alla frontiera: “Dal 3 giugno, ho sentito anche ieri sera dal premier, liberi tutti – ha concluso De Luca – Io ragionerò il 2 giugno per capire a che punto è il contagio, ma che significa liberi tutti se abbiamo ancora curve epidemiologiche alte in alcune parti dell’Italia?”.

Tra coloro che invece hanno spinto di più per riaperture veloci c’è il presidente della Liguria, Giovanni Toti, che non a caso si dice soddisfatto dell’accordo raggiunto tra Regioni e governo. “Da domani in Liguria torna libera la circolazione dei cittadini in tutto il territorio regionale senza autocertificazione verso qualsiasi proprietà, si possono incontrare parenti, amici, conoscenti e fidanzati, lo si può fare con l’uso costante della mascherina e il distanziamento sociale di un metro – ha dichiarato illustrando la nuova ordinanza regionale in vigore da lunedì – Il distanziamento sociale di un metro va usato per tutto. Riaprono parchi, ville, giardini, musei, tutto il settore commerciale, la ristorazione, tutti gli esercizi di somministrazione cibi e bevande, i parrucchieri ed estetisti. Riaprono le spiagge libere, le strutture ricettive, le piscine e palestre, tutte con le regole chiare e precise approvate dalla Conferenza delle Regioni. Solo le scuole guida riapriranno dal 20 maggio in attesa delle linee guida del Mit”.

La scelta di una riapertura quasi totale si basa sul concetto, sostiene il governatore, che se “il protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro prevede che due operai possano lavorare a un metro e un millimetro di distanza, gomito a gomito, senza avere la mascherina, credo che possa valere anche sulle spiagge, nei bar e nei ristoranti”.

A differenza di De Luca, Toti appoggia la scelta del 3 giugno come data per il via libera generale agli spostamenti: “Dal 3 giugno tutti i cittadini italiani potranno tornare a muoversi sul territorio italiano come prevede la Costituzione. Nessuno può escludere che vi siano persone contagiate, ma possiamo pensare che sarà ragionevolmente sicuro potersi muovere. Il blocco tra Regioni forse proteggerebbe da qualche caso di Covid-19, ma certamente strangolerebbe la vita politica, economica e sociale del Paese”.

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