Fra le varie soluzioni pensate per aiutarci a convivere con il virus c’è anche questa: ci stanno lavorando l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e la start up di Bari MetaWellness. Non una soluzione per tutti, ma per specifici contesti controllati: come i luoghi di lavoro, le aule o gli stabilimenti balneari
Contrastare il contagio usando braccialetti che emettono un allarme quando la distanza di sicurezza non viene rispettata. Fra le varie soluzioni pensate per aiutarci a convivere con il virus c’è anche questa: ci stanno lavorando l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e la start up di Bari MetaWellness.
In Liguria, il primo ha messo a punto I Feel – You: “È un prototipo di bracciale intelligente. Se due persone che lo indossano si avvicinano troppo vibra e si illumina”, spiega Daniele Pucci, coordinatore del Dynamic Interaction Control Lab dell’IIT e responsabile del progetto. Viene rilevata anche la temperatura corporea. Se supera i 37,5 gradi, il dispositivo emette una vibrazione particolare.
Il suo utilizzo, precisa Pucci, non è pensato per tutti i 60 milioni di italiani, ma è specifico per alcuni contesti: “Esercizi pubblici, esercizi commerciali, luoghi di lavoro. Dove è previsto già un ingresso controllato, con un biglietto o un badge. L’idea è associare a questi il braccialetto, che può essere dato all’entrata e poi restituito all’uscita”. Come fosse una sorta di badge aggiuntivo. Quando la distanza di sicurezza non viene rispettata, il dispositivo emette un segnale e traccia l’identificativo dell’altro braccialetto. Funziona seguendo le stesse frequenze del Bluetooth. Ma non registra la posizione assoluta: segna che due persone, entrambe munite di I Feel – You, sono entrate in contatto ravvicinato in un luogo in cui I Feel – You è stato distribuito. “Ma non c’è modo di capire in quale punto preciso si è svolto l’incontro. Può anche essere un’area riservata, non lo si saprà mai. Non usiamo il Gps proprio per tutelare la privacy”, sottolinea Pucci. Ma chi può accedere al tracciamento dei contatti? “Se l’utilizzo del braccialetto rimane confinato in un luogo di lavoro possiamo immaginare dei sistemi che rispettino il Gdpr (Regolamento generale sulla protezione dei dati, ndr). Se invece dovesse esserci la necessità di inviarli a un organismo centrale come il ministero della Salute, dovremo aspettare che il governo detti le linee guida necessarie”, continua Pucci.
Il braccialetto, comunque, si può spegnere o istruire: “Per esempio, possiamo lavorare in modo che riconosca i contatti intenzionali. Come nel caso di membri della famiglia”. Si possono anche apportare alcune modifiche: “Per il momento abbiamo scelto di non inserire alcun suono, che potrebbe essere fastidioso soprattutto in alcuni ambienti di lavoro. Inoltre, stiamo lavorando perché possa resistere alle temperature estreme e all’acqua. Il nostro è un prototipo e stiamo procedendo con il processo di ingegnerizzazione”.