Il governo Netanyahu-Gantz ottiene la fiducia. Con 73 voti favorevoli e 46 contrari, i deputati della Knesset, il Parlamento israeliano, hanno approvato il 35esimo governo della storia di Israele. Per i primi 18 mesi l’esecutivo sarà guidato dal leader del Likud Benjamin Netanyahu, a seguire il 17 novembre 2021 prenderà il timone l’ex rivale, e ora alleato, Benny Gantz, leader del partito Blu-Bianco. Entrambi avranno il titolo di ‘primo ministro alternato‘ quando non saranno premier. Dopo uno stallo politico durato un anno e mezzo, in cui sono state convocate le elezioni per tre volte, è proprio durante l’emergenza coronavirus che il nuovo esecutivo di Israele trova consenso. Uno dei principali obiettivi nella sua prima fase, ha dichiarato il nuovo governo, è quello di affrontare la pandemia e le sue conseguenze economiche.
“Questo è un importante giorno per Israele”, ha detto Netanyahu. Il governo di coalizione, che si definisce di unità ed emergenza, “è stato formato con il sostegno della maggior parte d’Israele – ha sottolineato il premier – sarà il governo di tutti“. Netanyahu è il premier più longevo della storia del Paese e con la nuova coalizione rimarrà in carica per altri 18 mesi. Proprio per questo, inizialmente, Gantz non voleva governare con Netanyahu che ha sempre rifiutato di fare un passo indietro malgrado sia imputato in tre diversi processi. Di fronte all’emergenza Covid-19, però, il leader del partito Blu-Bianco ha accettato, da “bravo soldato”, perdendo così la metà dei deputati del suo partito.
Non tutti, però, hanno accolto con gioia i risultati delle elezioni: dai banchi dell’opposizione, infatti, sono state ricordate le accuse contro Netanyahu di cui dovrà rispondere presto in tribunale. Affronterà tre processi – per corruzione, fondi illeciti e violazione della fiducia -, il primo dei quali, dopo diversi rinvii dovuti al diffondersi della pandemia, va in aula il prossimo 24 maggio. La Corte Suprema, però, ha stabilito che le accuse rivolte al premier non gli impediscono legalmente di governare. L’ex numero due di Blu-Bianco, Yair Lapid, che è ora all’opposizione, si è lanciato in un duro attacco proclamando che gli israeliani “meritano di meglio”.
È tempo “di aprire un nuovo capitolo nella storia del sionismo”. Netanyahu presentando il nuovo governo ha colto la palla al balzo e davanti ai deputati della Knesset ha aggiunto che è venuto il momento di estendere la legge israeliana agli insediamenti in Cisgiordania. Secondo il premier, questo passo avvicinerà la pace con i palestinesi e sarà condotto in coordinamento con gli Stati Uniti. “Non ci sarà pace con l’occupazione e l’apartheid”, ha gridato invece Yousef Jabareen, deputato della Lista Unita degli arabo israeliani, prima di essere espulso dall’aula.
Lo scorso 28 gennaio il presidente americano Donald Trump aveva presentato un piano di pace, definito ‘l’accordo del secolo’, che prevedeva l’annessione israeliana di gran parte degli insediamenti in Cisgiordania, formando così due Stati, con Gerusalemme “capitale indivisa di Israele”. Per ammorbidire la posizione dei palestinesi, che si erano fortemente opposti, il presidente americano aveva anche promesso investimenti per 50 miliardi di dollari in West Bank con l’apertura di un’ambasciata americana a Gerusalemme Est. Nonostante i quattro anni per negoziare, il presidente dell’Autorià nazionale palestinese si era già rifiutato di parlare con l’omologo americano.
Le parole di Netanyahu arrivano dopo una settimana di sangue e tensione crescente. Solo qualche giorno fa un militare israeliano è stato ucciso in Cisgiordania, colpito alla testa da una grossa pietra durante un’operazione condotta in un villaggio palestinese e il giorno dopo un ragazzo di 15 anni palestinese è stato ucciso con un proiettile, sempre in Cisgiordania, durante degli scontri con soldati israeliani impegnati in una retata.
Dopo le ultime dichiarazioni del premier israeliano, la Casa Bianca non ha ancora chiarito se darà luce verde all’annessione in maniera unilaterale o le consiglierà di aspettare. Non stupirebbe se questo avvenisse, dopo la visita-benedizione in Israele di quattro giorni fa dal segretario di Stato americano Mike Pompeo, che ha stretto la mano al governo del duo Netanyahu-Gantz.