MEMORIALE - LE STORIE DIETRO I NUMERI, PER RICORDARE CHI NON C'E' PIU - Il suo paese d'origine, Vaiano (Prato) soffriva per la mancanza di dispositivi di protezione: così Dreoni ha messo a disposizione la sua azienda tessile, e nel giro di una settimana è arrivato a produrre mille pezzi al giorno per la Caritas, le associazioni e il Comune. Poi il virus ha colpito anche lui
A inizio marzo la Toscana era già in allerta sulle mascherine e i guanti che mancavano, soprattutto a medici e infermieri in prima linea. E allora Sergio Dreoni, 65 anni e titolare di una delle ditte del tessile più conosciute di Prato, aveva deciso di dare il buon esempio: è stato il primo imprenditore toscano a convertire la propria produzione di supporti tessili per camper e auto in quella delle molto più semplici mascherine. Ma per lui non doveva essere un’operazione commerciale: “Non voglio fare business sull’emergenza ma solo aiutare a salvare più persone possibili” ripeteva anche ai suoi trenta dipendenti. Le mascherine prodotte dalla ditta “Dreoni Giovanna” erano state consegnate alla Caritas e a diverse onlus della zona e al Comune di Vaiano (10 mila abitanti a nord di Prato) che in quel momento ne aveva stretta necessità.
A fine marzo però anche Dreoni si è ammalato di Covid-19 e su di lui il virus si è accanito con violenza: dopo tre settimane di ricovero all’ospedale Santo Stefano di Prato, il 65enne è morto il 23 aprile. Le sue condizioni sembravano essere migliorate, quando è arrivato il peggioramento improvviso e la morte. L’annuncio era stato dato dal sindaco di Vaiano, Primo Bosi, che lo conosceva da anni: “È un dolore che lascia senza parole e che cercheremo di elaborare seguendo il suo esempio e coltivando la sua memoria di uomo perbene, di cittadino onesto e disponibile per la sua comunità, di imprenditore appassionato del suo lavoro”.
Ma dietro al freddo numero dei bollettini – la 742esima vittima in Toscana dall’inizio dell’emergenza – c’è una storia da raccontare e un lutto che ha colpito un’intera comunità. Una moglie e due figli, Dreoni ha lasciato un grande vuoto a Vaiano, la sua città di nascita, a cui era molto legato: “La sua azienda aveva molti ordini anche all’estero – racconta al fattoquotidiano.it il sindaco Bosi – ma lui era sempre stato attaccato alla nostra terra. E infatti quando c’è stato bisogno di mascherine ci ha salvato, donandole al Comune, ad altre ditte concorrenti e a tutti coloro che ne avevano bisogno. Ci mancherà”. L’azienda di Dreoni ha dato il buon esempio e sia a Prato che nel resto della Toscana molte altre ditte del settore tessile si sono riconvertite in pochi giorni, producendo mascherine.
Nei primi giorni dell’emergenza, a Vaiano tutte le mascherine erano già finite nelle farmacie e in Comune mancavano le protezioni per gli stessi dipendenti. Lo stesso sindaco era stato tra i primi sindaci toscani ad ammalarsi di Covid-19, poi guarito. E così i fratelli Sergio e Franco Roberto Dreoni, titolari della ditta “Dreoni Giovanna”, avevano deciso di dare una mano per “salvare la gente” come aveva ripetuto più volte il primo. Il tessuto per le mascherine non era sconosciuto all’azienda, ma nemmeno tra i più utilizzati e così è partito l’ordine ad alcuni fornitori mirati, prima di riconvertire tutta la produzione nel giro di una settimana: la “Dreoni Giovanna” da metà marzo in poi ha prodotto 1.000 mascherine al giorno consegnate alla Caritas e al Comune di Vaiano per ridare ossigeno alla comunità prima del maxi ordine della Regione Toscana. Dopo averle fatte testare personalmente in un laboratorio cittadino, Dreoni ha iniziato a distribuirle: “Il suo impegno è stato grandioso – conclude il sindaco Bosi – e purtroppo ci ha rimesso personalmente”.