Questi test "non devono gravare sulla sanità pubblica", ha detto qualche giorno fa l'assessore Gallera. E se risulta positivo, il cittadino è tenuto a fare il tampone, sempre dal privato a pagamento. Ora il governatore fa retromarcia, ma solo a metà: "Provvederemo a rimborsare la tariffa solo se è confermato positivo". E aggiunge: "Con l’ultima delibera abbiamo dato la possibilità ai medici di famiglia di prescrivere i tamponi, meglio non affidarsi al 'fai da te'"
In Lombardia se si vuole fare un test sierologico bisogna rivolgersi al privato. E pagare. Perché questi test “non devono gravare sulla sanità pubblica“, ha detto qualche giorno fa in conferenza stampa l’assessore al Welfare, Giulio Gallera. Se il test sierologico risulta positivo, il cittadino è tenuto a fare il tampone e il laboratorio privato deve occuparsene, sempre a pagamento. Un principio che ha attirato critiche da più parti. Se i test sierologici vengono ritenuti, anche dal ministero della Salute, utili solo per indagini epidemiologiche e quindi non rimborsabili, perché far pagare al cittadino anche il tampone? Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ha quindi optato per la retromarcia. Ma solo a metà: “Se il tampone dovesse risultare positivo, provvederemo a rimborsare la tariffa pagata per la prestazione”, ha spiegato in un’intervista a Italpress. Ricordando anche che “con l’ultima delibera sulla sorveglianza sanitaria abbiamo dato la possibilità ai medici di famiglia di prescrivere i tamponi, nei casi sospetti o nei contatti di un caso positivo, anche se asintomatico“. Quindi, ha aggiunto, “sarebbe meglio che il cittadino si rivolgesse al proprio medico, anziché affidarsi al ‘fai da te‘”.
Il presidente di Regione ha ribadito infatti quello che aveva già sostenuto nei giorni scorsi: i test sierologici sono utili quando “consentono di verificare quanto ha circolato il virus in una zona specifica o dentro una comunità, residenze per anziani, ospedali”. Invece, lo stesso ministero della Salute “ha precisato che questi non hanno alcuna valenza ai fini diagnostici, per i quali l’unico strumento efficace resta il tampone“. Perciò, ha aggiunto Fontana, “consigliamo al singolo di effettuarlo, perché se dovesse risultare positivo agli anticorpi dovrebbe comunque sottoporsi al tampone”.
Perché allora consentire ai privati di fare i test sierologici? “Non potendo impedire ai laboratori privati di effettuarli e anche per regolamentare una situazione che si stava già verificando sul territorio – ha spiegato il governatore a Italpress – abbiamo concesso l’autorizzazione, con la condizione che il laboratorio offra però anche la possibilità di effettuare il tampone, qualora il soggetto risultasse positivo agli anticorpi”. Chi arriva a eseguire il tampone passando dai laboratori privati, però, per vederselo rimborsato deve sperare che sia positivo. “Se anche il tampone dovesse risultare positivo, provvederemo a rimborsare la tariffa pagata per la prestazione”, ha infatti detto Fontana. Precisando però che la Lombardia ora “ha rafforzato la presenza del personale sanitario a disposizione, attraverso le USCA e gli operatori delle ASST“. Quindi, ha concluso il governatore, “sarebbe meglio che il cittadino si rivolgesse al proprio medico, anziché affidarsi al ‘fai da te’”.