A Bolzano scuole dell'infanzia ed elementari tedesche e ladine riaprono per il servizio di emergenza, ovvero solo per le famiglie che sono tornate al lavoro non possono fare smartworking. Restano chiuse invece quelle italiane. Vettorato, assessore competente in giunta: "Convinto della bontà della norma, ma i dirigenti hanno manifestato dei dubbi in merito alla sicurezza”. Le opposizioni: "Aveva il dovere di aprire un confronto, Lega si limita ad avallare decisioni Svp"
La scuola riapre per il servizio di emergenza ma solo per le famiglie tedesche e ladine. I bambini di lingua italiana restano a casa. Accade in Alto Adige dove la Legge approvata dalla giunta della Provincia autonoma di Bolzano ha incontrato il favore dei dirigenti scolastici delle scuole tedesche e ladine e l’opposizione dei presidi degli istituti di lingua italiana.
Da lunedì le scuole dell’infanzia e le elementari riaprono per offrire questo servizio alle famiglie che sono tornate al lavoro. Un’opportunità offerta solo a chi è in grado di dimostrare di non poter fare smart working, di non avere alcuna persona maggiorenne in casa cui poter affidare i bambini, di non avere la possibilità di fare orari flessibili. In più è stata data la priorità ai figli di operatori sanitari e dei servizi sociali.
“Abbiamo previsto – spiega l’assessore leghista all’istruzione competente per le scuole italiane, Giuliano Vettorato che ha studiato il progetto con il collega Philipp Achammer (Svp) – gruppi di quattro bambini all’infanzia e di sei alla primaria. Il principio che abbiamo seguito è quello della sicurezza. Il servizio è attivo dalle 8 alle 12,30 e non è previsto né il pranzo né la merenda, per motivi igienico sanitari. È una risposta ad una situazione di emergenza che abbiamo voluto dare a tutte le famiglie ma che i presidi della scuole italiane non hanno colto. I dirigenti si sono appellati all’autonomia d’istituto e hanno manifestato dei dubbi in merito alla loro responsabilità e in merito alla sicurezza”.
Le opposizioni criticano il lavoro dell’assessore proprio su questo punto. Il primo a dire la sua dalle pagine del Corriere dell’Alto Adige è stato Diego Nicolini del M5S: “Le famiglie, ma solo italiane, vengono di nuovo piantate in asso. Le direttive Inail stanno arrivando, ma intanto si cerchi la strada per dare a tutti le stesse opportunità, l’assessore ha il dovere di aprire un confronto e di trovare soluzioni”. Una voce accompagnata da quella dei Verdi che sullo stesso quotidiano hanno detto: “Ancora un volta abbiamo la prova che le decisioni le prende l’Svp con la Lega che si limita ad avallare tutto. Possibile che l’assessore e la sovrintendenza non sapessero nulla dei dubbi dei dirigenti scolastici. Non è possibile che lo si venga a sapere a posteriori”. E infine il Pd: “Sono state create aspettative che sono state disilluse, Vettorato si deve dimettere”.
Critiche che non scalfiscono la posizione dell’assessore leghista: “Sono convinto della bontà del provvedimento che abbiamo approvato ma sono anche certo della sua copertura giuridica. Purtroppo è vero che noi siamo i proprietari degli edifici ma loro sono gli assegnatari e non posso fare nulla di fronte al loro no”. L’assessore non intende mollare la presa: “Potremmo partire anche più tardi rispetto alle scuole tedesche e ladine che aprono lunedì ma serve dare una risposta a queste famiglie. Non possiamo far finta di nulla”.