FATTO FOOTBALL, CLUB - La vicenda del Corriere della Sera, con i giocatori della Lazio che a Formello disputavano mini match tre contro tre hanno fatto il giro d'Italia e dato ragione al ministro dello Sport Spadafora, che non si fidava (e non si fida) della volontà dei club di rispettare le regole. I blitz degli ispettori federali? Una farsa annunciata
Sia chiaro: questa è una provocazione. Ma agli eccessi del pallone il primo istinto è rispondere eccessivamente. Un po’ come aveva fatto il ministro Vincenzo Spadafora, quando aveva negato alla Serie A gli allenamenti individuali. Un provvedimento “punitivo”, per certi versi ingiusto perché tutti gli atleti sono uguali, e che il governo è stato costretto a rimangiarsi. Un errore, insomma, frutto però delle insopportabili pressioni del pallone, e ancor di più di un altro problema: il ministro semplicemente non si fidava degli arroganti presidenti della Serie A, temeva che una volta chiuse nei loro ritiri dorati le squadre se ne sarebbero infischiate delle regole. Aveva ragione.
In settimana hanno fatto il giro dell’Italia le foto delle “partitelle” tre contro tre della Lazio di Claudio Lotito. Lo scoop del Corriere della Sera (di Urbano Cairo, presidente del Torino, tra i più prudenti per usare un eufemismo sulla ripresa del campionato: nulla è casuale) ha rivelato che a Formello si fa qualcosa di più delle sedute individuali previste dalla Fase Due. Ma il sospetto è che la Lazio non sia la sola. La Roma ha appena annunciato la microfrattura al polso del portiere Pau Lopez, difficile procurarsela con una semplice “corsetta”. I dubbi aumentano, alimentati dalle voci che circolano nell’ambiente: “Nei ritiri diverse squadre stanno già giocando”.
Nella delicata fase in cui il presidente della Figc, Gabriele Gravina, stava cercando di convincere il governo il più clamoroso autogol. Tanto che la FederCalcio è dovuta correre precipitosamente ai ripari, istituendo una fantomatica commissione di “007” (altro non sono che gli ispettori federali) che dovrebbero vigilare sul rispetto delle regole nei ritiri. Toppa peggiore del buco, perché la procura non ha mai brillato per la sua autonomia dalla politica federale. Infatti indovinate un po’? I primi blitz non hanno trovato nulla. L’aveva pronosticato anche Malagò, che non perde occasione per dire la sua sul pallone: “Penso che le inchieste finiranno in un buco nell’acqua, perché sapendo delle visite le società non faranno questi errori sugli allenamenti e peraltro da lunedì ci saranno diverse regole”, aveva detto dopo l’ultima giunta Coni.
È andata più o meno così, ma su una cosa sbagliava: la questione è tutt’altro che chiusa. Oggi 18 maggio dovevano ripartire gli allenamenti di gruppo ma non sarà così, per colpa di un altro pasticcio, stavolta del governo: c’è un Dpcm che autorizza le sedute di gruppo secondo le linee guida approvate dal Ministero, ma ancora non ci sono le linee guida. Dunque almeno per oggi resta l’obbligo degli individuali. Per altro, quando entreranno in vigore queste regole generali per tutti gli sport, gli allenamenti di gruppo saranno di gruppo per modo di dire: schemi e tattica sì, pallone pure, ma niente partitelle, neppure a ranghi ridotti, tutto rigorosamente a distanza.
Il pallone potrà tornare ad allenarsi davvero solo grazie al suo protocollo, che però al momento è in alto mare dopo che i club di Serie A si sono rivoltati contro le stesse regole studiate dalla Figc. La nuova proposta della Lega calcio è un altro protocollo che fa acqua da tutte le parti: si parla di ritiro solo “fiduciario” in caso di nuovi positivi, e si prospetta un aumento esponenziale di tamponi, da fare ogni 48 ore a tutti i membri del gruppo squadra (migliaia e migliaia di esami, altro che “impatto zero” sul sistema Paese).
Il punto però è un altro. Se anche il Comitato tecnico scientifico dovesse accettare, resteranno comunque tutta una serie di prescrizioni (su sanificazioni, distanze, spogliatoi, precauzioni, ecc.) da rispettare nei ritiri. Dovranno farlo migliaia di palestre, centri sportivi, circoli di tutta Italia, che quando riapriranno lo faranno nella paura di essere multate. Per due mesi runner e cicloamatori sono stati braccati da droni e agenti. Mentre alla prima settimana di riapertura i presidenti “furbetti” del pallone forse hanno già violato le norme. Che possono essere giusto o sbagliate – il calcio non ha tutti i torti quando chiede una soluzione per giocare anche in epoca Coronavirus -, ma finché ci sono vanno rispettate. Altrimenti resterà sempre la sgradevole sensazione che al mondo del pallone tutto sia concesso. Allora ecco la provocazione: altro che ispettori federali, la prossima volta mandate i carabinieri.