L'idea è arrivata da Nicola Sinisi, come riporta Repubblica, il dirigente che guida la Direzione Canone della televisione di Stato che si è reso conto che le aziende dell'indotto, quelle che vivono grazie alla Rai, conoscono una crisi senza precedenti
In Rai dirigenti, giornalisti, conduttori, impiegati sono disposti a cedere una parte del loro stipendio di maggio, tra l’1 e il 3%, per aiutare “piccole e piccolissime imprese culturali, multimediali e dello spettacolo” in crisi per il Coronavirus. I soldi di trecento professionisti finirebbero su un conto corrente e a beneficiarne sarebbero piccole sale cinematografiche, teatri, studi di montaggio, cooperative di artisti, in sostanza destinatari individuati dal ministero per i Beni Culturali tra quelli con un fatturato inferiore ai 700 mila euro l’anno.
L’idea è arrivata da Nicola Sinisi, come riporta Repubblica, il dirigente che guida la Direzione Canone della televisione di Stato che si è reso conto che le aziende dell’indotto, quelle che vivono grazie alla Rai, conoscono una crisi senza precedenti. Un segnale concreto con un progetto ribattezzato “1, 2 e 3…”: impiegati e quadri donano l’1%, i dirigenti il 2% e i direttori il 3%. Al progetto hanno aderito subito il direttore di Rai1 Stefano Coletta, la direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta, il presidente di Rai Pubblicità Antonio Marano, il direttore di Rai3 Franco Di Mare, il direttore di RaiNews Antonio Di Bella, l’ad di Rai Cinema Paolo Del Broccio, il direttore finanziario Giuseppe Pasciucco.
E poi ancora Monica Maggioni, Bruno Vespa, Bianca Berlinguer, Andrea Vianello, Andrea Montanari e l’iniziativa si diffonde raccogliendo nuove adesioni, sostenuta anche da tre consiglieri del Cda Riccardo Laganà, Beatrice Coletti e Rita Borioni che non solo faranno la loro donazione ma che vorrebbero coinvolgere tutti i dipendenti, soprattutto i grandi artisti sotto contratto in modo da da rendere la cifra ancora più significativa.
I tre consiglieri del cda spingono perché Salini faccia propria l’iniziativa e convinca la burocrazia interna della Rai a organizzare la procedura di raccolta dei soldi, la Rai che si tassa per sostenere il suo indotto sarebbe un bel segnale per il governo che non ha ancora sbloccato gli 80 milioni a Viale Mazzini stanziati dalla legge di Bilancio del 2018.